GASPORT (A. PUGLIESE) - «Vanishing breed», letteralmente «razza scomparsa». È lappellativo con cui il New York Times presenta Daniele De Rossi, «uno che ha passato tutta la sua carriera da professionista nel club della sua città natale». E Daniele a quellappellativo ci tiene, tanto da sgombrare il campo (almeno per ora) dalle voci di mercato proprio in unintervista al quotidiano americano.
Dichiarazione damore Erano le parole che mancavano, quelle che la gente giallorossa aspettava da tempo da De Rossi. Dopo un inizio di stagione tumultuoso (eufemismo), Capitan Futuro si era infatti cucito la bocca, per evitare ulteriori polemiche. Ma man mano che le incomprensioni con Zeman aumentavano, crescevano anche le voci di mercato, con Psg, Real e City alla finestra. «Sono voci che ho sentito, ma io sono sicuro che il mio futuro sarà buono a prescindere da dove giocheròcommenta il mediano di Ostia . Se qualche club mi vuole davvero, dovrà parlare con il mio manager. Non ho mai veramente pensato di andare a giocare altrove, anche se sono ancora giovane, ho 29 anni, e un giorno mi potrebbe anche piacerebbe fare unesperienza negli Usa, ne ho parlato spesso con Bradley. Ma non tutti i giocatori hanno la mia storia. Alcuni possono cambiare città, paese e squadra anche da giovani, per loro è normale. Per me, invece, questo non è il modo di vivere il mio lavoro. Roma è casa mia, sono nato qui. Ed è grande, emozionante pensare di restarci».
Guardando gli Usa Niente Parigi, dunque, o Madrid. Men che meno Manchester, che non è mai stata nei pensieri di De Rossi. Così, mentre Verratti lo sogna in Francia («Daniele è fantastico, come persona e giocatore. Spero che il Psg provi a prenderlo, anche se la Roma non se ne priverà difficilmente. Io? Resto sicuro a Parigi»), Daniele se dovesse andare via da Roma pensa allAmerica, dove sarà in tournée con i giallorossi (ad Orlando) dal 28 dicembre al 3 gennaio. «Gli States mi piacciono da morire, li amo, ci sono stato tante volte in vacanza. Posti poco culturali: di solito New York, ma anche Las Vegas. Sarà bello allenarsi lì cinque giorni, ma anche divertirmi con mia figlia e la mia fidanzata». Già, lattrice Sarah Felberbaum, papà americano e mamma inglese. Ma gli Usa vogliono dire anche James Pallotta. «Prima cerano i Sensi, che hanno speso tutta la loro vita per la Roma. Ora è cambiato tutto: proprietà, manager, allenatore e giocatori. Ma cè la stessa voglia di gestire bene il club e di lavorare con passione, la nuova proprietà ha un progetto a lungo termine. La speranza è che ci porti a vincere qualcosa di importante ».
Zeman e razzismo Oggi, intanto, per De Rossi è già un altro mondo, dopo i complimenti di Zeman («Finalmente ha giocato da De Rossi, se continua così difficilmente lo rivedrete in panchina») nel post-Milan. «Finora ho fatto fatica a trovare lo spazio a cui ero abituatodice luiOra devo solo lavorare duro, essere professionale. E sono sicuro che presto tornerò ad avere più spazio ». Chiusura con il razzismo ed i recenti fatti di Lazio-Tottenham. «Parlo spesso con i miei compagni, quelli di altri paesi, e mi dicono che sentono molta differenza tra il calcio che si vive a Roma e quello che si gioca altrove. Mapenso sia una piccola parte dei tifosi di Roma e Lazio e comunque è un problema del calcio italiano in generale. Basterebbe poco per stare meglio tutti». Lui, dopo il Milan, già ci sta. E il Natale, stavolta, sarà bello per davvero.