GASPORT (B. TUCCI) - A Pescara è stato ed è ancora un idolo. A Roma, non lo è più, o quasi. In Abruzzo, lo hanno amato, lo amano, lo invocano nella speranza che un giorno il «figliol prodigo» possa fare ritorno sulle rive dell'Adriatico. All'ombra del Colosseo, durante l'estate, lo hanno atteso nemmeno fosse un Messia che potesse fare i miracoli che nel calcio non si sono mai verificati
Sto parlando, come è chiaro, della partita che domani opporrà il Pescara dell'ex Zeman alla Roma dello Zeman attuale. Parliamo dello stesso allenatore? All'apparenza proprio no, perché, dopo tredici anni, la gente giallorossa comincia a snobbarlo e a credere che lui non sia più il mister dei tempi andati. Con le pecche di una volta, ma i privilegi? Consumati, perduti nell'etere con il trascorrere inesorabile degli anni.
Chi vincerà? Il boemo edizione abruzzese, o quello sballottato dalle critiche in versione giallorossa? Non è un pronostico facile, perché sulla carta non ci sono dubbi: Totti e compagni sono più forti di una spanna, hanno maggiore classe, esperienza da vendere ed una lunga militanza in Serie A. Ma il football è uno sport strano: le trappole sono dietro l'angolo, si nascondono e colpiscono quando meno te lo aspetti. Così, potrebbe darsi che le matricole abruzzesi possano travolgere con l'entusiasmo i laureandi di Trigoria. Tanto più che vorranno dimostrare al loro vecchio maestro che non hanno dimenticato le lezioni passate. Vero è che nel Pescara molti gioielli di Zeman non ci sono più: ricordo Verratti, Immobile, Insigne che hanno compiuto il salto di qualità che meritavano. Però, gli altri potrebbero ancora fare la differenza e dare al loro vecchio insegnante una grande soddisfazione. Come dire: «Vede, non abbiamo scordato i suoi dettami e i suoi input». Insomma, sarà forse un match che si giocherà sotto una forte spinta psicologica. E probabilmente, chi soffrirà di più (comunque finisca) sarà proprio lui, mister Zeman, diviso tra due amori.