LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Ieri la notizia, accolta con rabbia da tanti romanisti: perché quel dipinto, che ritrae lesultanza di Totti dopo un gol contro il Napoli allOlimpico (28 gennaio 2001, finì 3-0) nellanno del terzo tricolore giallorosso, è un simbolo.
A parlare è Tommaso Arcangioli, architetto trentasettenne, uno degli autori dellopera. Realizzata da un gruppo di ragazzi, ovviamente tutti tifosissimi della Roma, in una notte di 11 anni fa: «Eravamo studenti di architettura racconta ma avevamo uno studio proprio nel palazzo in cui dipingemmo il muro. Finimmo il dipinto allalba, mentre il rione si svegliava. La gente rimaneva ferma a guardare quella sorpresa. Ci applaudirono tutti, anche i laziali, fummo invitati a realizzare striscioni e murales per lo scudetto da tutto il quartiere. E quando venne imbrattato la prima volta, pochi giorni dopo averlo realizzato, il gioielliere tifoso della Lazio che ha il negozio di fronte ci mise in mano 100 euro per rifarlo».
Stavolta non ne avranno bisogno: «Siamo tutti professionisti, non chiediamo nulla, solo che nessuno ci metta le mani. Peccato aver perso lo stencil con cui lo realizzammo: potremo solo restaurarlo ». Resta invece la delusione: «Per carità, ci sono cose più importanti, ma siamo molto amareggiati. In tutti questi anni cera stato rispetto, anche dagli amici della curva Nord. Saranno stati dei ragazzini, magari gli stessi che fanno cose più gravi, che lanciano cori razzisti. Undici anni fa non si sarebbero permessi, il tifo sta scadendo: serve più rispetto».