IL TEMPO (A. SERAFINI) - Inseparabili nella vita, due sconosciuti sul terreno di gioco. Una sorta di «sliding doors» quella di Marquinhos e Dodò, che attraversando l'oceano alla volta di Roma non si sarebbero mai immaginati di vivere momenti così distanti. L'amicizia che li accompagna quasi quotidianamente nelle loro serate romane, si trova costretta a far fronte agli incontrovertibili verdetti del campo.
Finora splendenti solo quelli del centrale diciottenne. Questione di carattere, personalità e di un'umiltà ammirata soprattutto dai più anziani, che lo considerano già un punto di riferimento per il presente e il futuro. Con Burdisso fermo a Trigoria per un affaticamento muscolare, a Pescara sarà ancora una volta il classe '94 a guidare la difesa insieme a Castan. Un momento magico quindi, che non è passato inosservato anche nel resto del mondo. «Non mi aspettavo che succedesse tutto così in fretta - ha raccontato ieri il brasiliano al sito della Fifa - ora sogno scudetto con la Roma e una convocazione nel Brasile».
Sogni che difficilmente hanno occupato le notti di Dodò, immerso nelle soluzioni per uscire da un calvario che ormai dura più di un anno. Fastidi e continue ricadute al ginocchio per una forma fisica lontana dagli stardand di una continuità accettabile. E se per il momento una maglia da titolare rimane un miraggio, il terzino domenica potrebbe dare forfait anche per la panchina: il dolore ai flessori accusato ieri è soltanto l'ennesima tegola di un percorso ma tremendamente complicato. Problemi anche per Piris: infiammazione al ginocchio, ma dovrebbe farcela.