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IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Alzi la mano chi nella passata estate, sentendo o leggendo che la Roma era sulle sue tracce, conosceva a fondo oppure aveva visto giocare Marquinhos con la maglia del Corinthians. Pochi, vero?
Voluto alla Roma da Zdenek Zeman, che lo aveva scoperto quando il ragazzino di San Paolo giocava (era il capitano) della Seleçao Under 17 e che lha esplicitamente richiesto al ds Walter Sabatini, Marquinhos contro il Torino ha strappato due volte applausi convinti al pubblico dellOlimpico: quando, con una scivolata in stile Juan, ha stoppato Bianchi lanciato verso Goicoechea e poi quando, in stile Vierchowod, ha rincorso e tolto il pallone al lanciatissimo Cerci, uno dei più veloci attaccanti del nostro campionato. Paragoni importanti, certo, ma confezionati sulla base di dati oggettivi. Quegli applausi come una vera e propria promozione sul campo. Marcos, del resto, è il vero, unico difensore titolare della Roma: lui cè sempre e comunque, gli altri ruotano attorno a lui. Un aspirante fenomeno, in sostanza. Basti pensare che nei maggiori campionati europei non cè un solo top team che proponga un diciottenne al centro della difesa, e questo vuol dire tanto. Il Real Madrid, per dirne uno, fa giocare in quel ruolo il francese Raphael Varane, ma il gigantesco ex Lens è nato nellaprile del 1993 mentre Marcos è del maggio 1994.
Un ragazzino tutto casa, Trigoria e chiesa. Qualche settimana fa su Twitter ha postato una frase ("Non permettere mai a nessuno di toglierti l'ambizione di migliorarti. Rimetti le tue opere nel Signore e i tuoi pensieri saranno stabiliti") che aiuta anche a capire lapproccio al lavoro di chi sogna di diventare Thiago Silva ma si accontenterebbe di ripercorrere la carriera di Aldair. E, cè da scommetterci, ne sarebbero entusiasti pure i tifosi della Sud.