IL MESSAGGERO (U. TRANI) - È tutta una questione di equilibrio. A prescindere dal sistema di gioco e dagli interpreti. La Roma compatta e pratica di lunedì sera, per la prima volta in questannata, sembra averlo trovato. La gara con il Torino può essere, dunque, quella della svolta. Anche perché nessuno chiede più a Zeman esclusivamente lo spettacolo. Nemmeno i dirigenti a Trigoria che, per non contraddirsi come spesso gli accade, contin
Non interessa che la Roma, contro il Torino, sia stata poco zemaniana. Perché poi non è vero nemmeno questo: 24 tiri verso la porta di Gillet sono il timbro del boemo sulla tredicesima giornata del torneo. Diversa da tutte le altre per la Roma. A partire dal possesso palla, salito al 58 per cento e superiore alla media stagionale che è stata del 53 per cento. Zeman di solito chiede meno fraseggio. Non a caso era assente il regista Tachtsidis, il più abituato a giocare la palla di prima. Al suo posto, da pensatore decentrato, Pjanic che preferisce averla tra i piedi. Così è lievitata la densità di gioco a centrocampo. Insomma i giallorossi hanno gestito lincontro. Aspettando, senza farsi prendere dalla frenesia, il minuto 26 della ripresa per passare in vantaggio. Luomo che, sommato a Totti più che a Bradley, ha cambiato la strategia è stato il bosniaco per il quale si è rifatto vivo il Tottenham. Nuovo no della Roma.
superiorità del possesso palla aggiunta alla difesa alta ha ridotto i rischi. Anche contro lAtalanta, i giallorossi erano riusciti a non subire reti. Gli ospiti, però, erano stati spesso pericolosi. Il Torino, invece, quasi mai. Solo 8 tiri subiti e migliore protezione dellarea di rigore, cresciuta del 10 per cento. Il paragone tra le due partite vinte con lo stesso punteggio (2-0) è evidente. Ma può aver influito latteggiamento prudente dei granata: la Roma ha giocato meno palloni in difesa perché gli avversari non erano presenti in attacco. A Pescara, domenica, capiremo se è stata trovata la formula giusta, a prescindere dagli avversari.