La Roma perde derby e nervi. Come se non bastasse la sconfitta contro la Lazio, tra i giallorossi tiene banco anche l'espulsione di De Rossi che ha rifilato un pugno a Mauri. Questi i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa.
LA REPUBBLICA - GIANNI MURA
(..) Non ci fosse la difesa della Roma, quella del Milan vincerebbe un premio per i gol più assurdi. Goicoechea e Piris sono responsabili di due dei tre gol laziali, ma anche il gol di Lamela è un omaggio (di chi non ha visto la spinta). Era la prima volta che Zeman schierava De Rossi nella posizione che predilige Capitan Futuro. Fu duro, invece, nel cazzotto a Mauri. Non è la prima volta che De Rossi cade in un raptus agonistico e nemmeno la seconda. Gesto che gli vale l'espulsione e l'esclusione dai convocati per l'amichevole azzurra di mercoledì a Parma. Non criminalizzarlo è giusto, ma giusto anche dire che non è il massimo lasciare la squadra in 10 quand'è già sotto di un gol, per giunta in un derby. (..)
LA STAMPA - MARCO ANSALDO
Ci fu un tempo in cui Zeman rappresentava il nuovo. A 20 anni dall'esperienza con il Foggia, ora filtra l'ipotesi che Zemanlandia sia come quei Paesi cancellati dalla storia e che il suo creatore stia vendendo un'immagine che appartiene al passato. Non è il problema di aver perso il derby o che la Roma abbia incassato altri tre gol, che portano il conto complessivo a 23, quasi due a partita, come il Pescara che lo ebbe sulla panchina l'anno scorso. Tra l'altro il saldo tra le reti fatte e prese è di 4, poche per giustificare la convinzione degli zemanologhi per cui si rischia tanto per segnare molto di più. Può darsi che la Roma, che ha talento, si riprenda ma il tramonto del Boemo passa per altri indizi. Piacesse o no, Zeman diceva cose fuori dagli schemi, come lo era il suo calcio. Adesso commenta le sconfitte con gli argomenti di quei colleghi di cui contestava la grettezza del pensiero. Una volta è colpa dei giocatori. Un'altra è Tizio che non si allena a dovere. Un'altra ancora «loro hanno vinto con due tiri in porta». C'è l'attaccamento al particolare, mai il quadro d'insieme. E mai una parola per dire «ho sbagliato io», particolarità che lo accosta a Fonzie più che a Liedholm. Per giustificare la rimonta della Lazio, Zeman si è appellato al black out e alla pioggia, come Galliani a Marsiglia e Moggi a Perugia. Quasi che il ritorno della luce e le pozzanghere dell'Olimpico avessero tramato soltanto con la Roma, mentre pure la Lazio fa correre la palla: che poi sappia anche alzarla è un merito di Petkovic che addestra i suoi alle condizioni più diverse. L'anno scorso la Roma aveva un allenatore scombinato ma con idee innovative. Fidandosi di una bella stagione in B, ne ha voluto uno che facesse presa sul popolo ma che ripropone i concetti di sempre in un calcio cambiato, a cominciare dai metodi di allenamento. Che la squadra regga 20', vada in vantaggio e quasi sempre sbrachi è un segnale di povertà atletica e di concentrazione. E poi c'è il naufragio di giocatori che ha voluto lui, c'è il malcontento degli esclusi, c'è il nervosismo di De Rossi, che continua a sbroccare come faceva anche senza Zeman. Ci eravamo preparati a godere dello spettacolo che Zeman avrebbe riproposto in serie A, cedendo anche noi alla nostalgia per un gioco divertente e che invece è superato in spettacolarità e sostanza dalla Juve, dalla Fiorentina, dallo stesso Napoli, in parte dall'Inter e dal Catania. Davanti e attorno a Zeman ci sono gli allenatori che oggi interpretano il nuovo. Ci consoliamo pensando che è peggio per i dirigenti della Roma che avevano sotto contratto Montella e persino uno Stramaccioni da far crescere.
CORSPORT - FRANCO MELLI
(..) Giusto scoperchiare adesso il terzo derby indigesto della Roma americana, piombata qui anche per rilanciare Lotito nei discorsi sulla superiorità cittadina. Mastro "Sdengo" aggiunge non poco, salvo poi tirare in ballo la sfortuna, i campi carogna, la sorte crudele. Si chiama Golcoechea l'amico del giaguaro d'apertura, nel quarto 3-2 subito dai giallorossi in questo campionato. Povero saltimbanco uruguaglo: si autopunisce, si butta dentro la punizione-Candreva e il titolare destituito Stekelenburg probabilmente non si rattrista. Si chiama Daniele De Rossi, promosso ieri centrocampista centrale, II responsabile successivo e verrebbe voglia di pensare che quel gancio sinistro rifilato in mischia al volto di Mauri sia destinato metaforicamente soprattutto al suo allenatore. Miro Klose in precedenza ha già lasciato il segno profittando di un affondo di Hernanes e di un pallone stoppato per lui da una chiazza d'acqua provvidenziale. Insomma, sussisterebbero le condizioni ideali per la goleada visto che Mauri, prima di aggiungersi a Lulic fra i non disponibili nella visita alla Juve, fa 3-1 nel prosieguo su gentile regalo dl Piris, un altro dei difensori "inadeguati" reclutati dall'accoppiata Sabatini-Baldini. (..)