CORSPORT (P. TORRI) - Con Lucho non sarebbe successo. Terza sconfitta nel derby, terzo derby finito in dieci, una valanga di gol subiti, una classifica che pure la scaramanzia condanna. Voglio provocare, allora, ribadendo: con Lucho non sarebbe successo.
Non vuole essere unaccusa a Zeman, il cui ritorno ho accolto con il sorriso e linguaribile ottimismo di chi pensava fosse arrivata lora della sua definitiva rivincita. Semmai, questa nostalgia asturiana, vuole essere un dito puntato nei confronti della dirigenza. Che di errori, lavorando, non ne ha fatti pochi, ma il principale, a mio giudizio, è stato quello di provare a convincerci che si continuava sullo stesso percorso intrapreso dodici mesi prima con lhombre vertical. Falso. Gioco orizzontale Lucho, gioco verticale il boemo, possesso palla il primo, più palloni giochiamo e più ci divertiamo con il secondo. Sono due percorsi paralleli. Diversi. Passando da uno allaltro, non si prosegue, si ritorna al via.
E vero, è stato lasturiano a dire arrivederci e grazie, bocciato dai risultati ma soprattutto da una piazza nel cui vocabolario la parola pazienza è stata da sempre cancellata, pazienza, soprattutto, quando si è allinizio di unautentica rivoluzione, societaria, tecnica, di giocatori. Non cè dubbio, Lucho se nè voluto andare. Ma Zeman tutto era (è) meno che il proseguimento del percorso. Perché sarò pure un po strano, ma a me sarebbe piaciuto davvero parecchio vedere questa Roma con lasturiano ancora in panchina. Lui i pedaggi li aveva già pagati tutti. No, con Lucho non sarebbe successo.