CORSPORT (A. ABBATE) - Che fame da Lupi, cè pure lantipasto derby: ieri i piccoli bocconi, oggi la grande abbuffata. Calci, cazzotti e sprazzi di bel gioco a Formello: Lazio-Roma Primavera regala spasmi anticipati e sussulti capitolini. Scopre talenti nellincoscienza della gioventù. Beati Falasca e Frediani, bimbi già grandi.
PRIMO TEMPO - Un derby allo specchio: si sbirciano subito Bollini e De Rossi, lotta fra 4-3-3. Fischio dinizio e partenza a razzo della Lazio. Un mascherato Rozzi (per la frattura al naso) prova a travestirsi da Pazzini, spauracchio giallorosso: dopo due minuti scaraventa una sberla desterno, trema Marchegiani. Lo imita Tira, ma è solo unillusione. Dopo un quarto dora, il nervosismo travolge i laziali, la Roma azzanna sulle fasce, neanche ci fosse Zeman a lanciarla. Brividi su un traversone di Frediani, ecco il morso della Lupa al 21: Somma svetta in cielo, Scarfagna respige, tap-in spietato di Ferrante. Tira urla, prova a scuotere la Lazio, ma volano solo calci e pugni. Qualche lampo di Rozzi, poi Scarfagna salva con un miracolo su Cittadino: plana nel sette e acciuffa con i guantoni la speranza del riposo.
SECONDO TEMPO - Replay: come al fischio dinizio, Tira si lancia posseduto alla rincorsa della Roma, ma Frediani sfiora il raddoppio con un diagonale fulminante. Sembra un tempo - il primo - già visto. E invece no: cala il sole, ecco il black out giallorosso, 25 minuti di buio assoluto. Capitan Tira non molla, sguscia in area, calcia rabbioso contro Rosato, gli strappa le mani sui capelli: deviazione-beffa. La Lazio risorge sulle pennellate di Falasca, killer dalla mattonella: abbatte un palo su punizione. Saccende pure Lombardi, al posto di Vivacqua nella ripresa, che illumina con una saetta il miracolo allincrocio di Marchegiani. Troppa gloria a 16 anni, ecco il tonfo: Gabriele, figlio darte, esce male su un corner, Serpieri lo punisce con una capocciata che fa esplodere lo stadio Fersini. Troppo presto. Allo scadere Lucca rovina il balletto fra i Lupi: piattone sinistro, senza guardare. La testa già esulta, Scarfagna la perde. Impietriti i 2.500 tifosi sugli spalti, iniziano la marcia. E un vecchietto: «Domani è un altro giorno». (...)