IL ROMANISTA (M. MACEDONIO) - Cè il viso di Agostino una silhouette nera su fondo bianco - su quella grande bandiera dai bordi gialli e rossi, che giganteggia davanti alla curva Sud. Sì, davanti, perché un gruppo di tifosi lha appena consegnata nelle mani di Franco Tancredi, che di Ago fu amico prima ancora che compagno di squadra.
Pochi gesti, come sempre. E lui infatti che, mentre gli altri stanno rientrando negli spogliatoi dal sottopassaggio accanto alla Monte Mario, richiama Marisa, la moglie di Agostino, e la invita a tornare lì sotto la curva. Hanno deciso di regalargliela, quegli stessi tifosi, quella bandiera, nel ricordo di chi una bandiera, per questi colori e generazioni intere di tifosi, lo è stato dal primo allultimo giorno della sua vita. Si chiude con questabbraccio, tra la Sud e alcuni tra i suoi campioni di sempre, una cerimonia che era iniziata poco prima delle 11, ma che aveva visto il pubblico arrivare allo stadio ben prima dellorario di apertura dei cancelli, alle 10.15. Quando lo speaker annuncia lingresso in campo di tanti tra i giocatori che, pur non rientrando tra gli undici eletti, hanno comunque rappresentato tanta parte della storia di questa società, onorandone con le proprie gesta la maglia, sugli spalti ci sono però ancora larghi spazi vuoti. Ed è un peccato, perché ciò che in altri Paesi vedrebbe il pieno di pubblico, a qualsiasi ora del giorno, qui fatica ancora ad affermarsi.
La Roma può comunque vantarsi di essere la prima società in Italia ad aver fermamente voluto uniniziativa del genere, almeno nei modi in cui è stata concepita e articolata, a partire dal coinvolgimento diretto dei tifosi. Unoccasione per celebrare la propria storia, attraverso gli uomini che ne sono stati gli artefici principali, ed accrescere ancora di più il senso di appartenenza di un intero popolo, quello giallorosso, a questa maglia e a questi colori. La prima chiamata vede entrare tanti di quei protagonisti, quasi a rappresentare i vari decenni che si sono susseguiti. Ci sono il nipote di Attilio Ferraris e il figlio di Sergio Andreoli, ma anche Luciano Panetti, indimenticato portiere della seconda metà dei Cinquanta. E poi, Cudicini e Ginulfi, che di