L’Ad Fenucci «La Roma avanti in ogni caso»

11/10/2012 alle 11:13.

IL TEMPO (A. AUSTINI) - La Roma è avanti. Legge o non legge, vuole costruire il suo stadio. «Deve essere pronto per il 2016», l’ultimo messaggio lanciato dal presidente Pallotta. Claudio Fenucci, il dirigente più impegnato a Trigoria sul progetto, conferma che il club è pronto a partire.

Non state aspettando la legge?

«L’approvazione sarebbe opportuna e importante per tutti i club, perché consentirebbe di rendere più veloce l’iter per la costruzione di impianti».

E se non viene approvata?

«Anche in mancanza di una normativa specifica, c’è la possibilità di arrivare alla realizzazione diunostadio, vedi il caso della ».

La Lega ha avuto rassicurazioni?

«Il problema è molto sentito all’interno delle istituzioni calcistiche,però dovrebbe essere anche un preciso interesse della classe politica. La costruzione degli impianti, nel caso nostro e dell’Inter, comporterebbe l’impegno di azionisti provenienti dall’estero, pronti a immettere risorse finanziarie importanti nel nostro Paese».

Perché vi siete affidati a Cushman &Wakefield per il progetto?

«LaRoma è un club quotato e voleva che anche il processo di identificazione delle aree fosse trasparente. Siamo partitidaunalistainiziale diquasicento opzioni per arrivare a una short-list di tre aree. A ogni zona è legato un suo business plan, potrebbero variare anche le attività collaterali allo stadio».

A quando la scelta definitiva?

«Non ci sono dei tempi definiti. Avendo Pallotta indicato la stagione 2016-17 come la prima da giocare nel nuovo impianto, è ovvio che tutto il processo subirà un’accelerazione».

è l’opzione preferita?

«Vanno ancora fatte una serie di valutazioni, il piano èmolto complesso. È importante determinare in maniera efficiente il prospetto di costi e ricavi, non solo la bozza del progetto architettonico ».

E una volta scelta l’area?

«Inizierà un processo con le istituzioni, i tempi dipendono da tanti fattori».

Quanto è importante per il futuro della Roma?

«La mancanza di stadi è un problem aeconomico, perché i ricavi da gare in Italia sono fra i più bassi d’Europa e l’età media degli impianti è la più alta. Ma è anche un fatto culturale: contribuisce al processo di identificazione del tifoso col club, l’impianto viene percepito come una casa. Noi cimetteremo dentro il museo, la Hall of Fame e trasmetteremo un’immagine di sicurezza migliore».

È vero che chi costruisce lo stadio diventerà anche azionista del club?

«Allo stato attuale è un discorso assolutamente prematuro».