CORSERA (R. DE PONTI) - Il calcio, certo, ma non solo: così fan (quasi) tutti, professionisti e dilettanti. I conti sono in rosso? Basta far girare il nero. Solo che ora, pressato dalle incursioni della Guardia di Finanza, lo sport italiano si trova in precario equilibrio sullorlo del precipizio, tradito dal principio comune del «tanto a noi
La seconda: i sistemi per aggirare il Fisco, come il doping, sono sempre un passo avanti. Il sistema più banale per fare il nero? La fattura gonfiata. Unisce molto democraticamente club ricchi e poveri e funziona allincirca così: lo sponsor X versa la cifra 100 alla società sportiva Y ricevendo regolare fattura, approfittando così degli sgravi fiscali, poi però se ne fa restituire una parte importante, diciamo 50 (non a caso li chiamano multipli), dalla società Y. Lo sponsor è contento e la società pure, perché sa che è lunico modo per racimolare qualche euro. Ed ecco a voi il nero. Come lo giustifico? Semplice, girando i 50 di cui sopra a finti fornitori, amici dello sponsor, che in realtà non mi forniscono alcun servizioma che mi fattureranno quei 50 in modo da chiudere il cerchio. Variazione sul tema: produzione di fatture che, sotto una tot cifra, non devono essere dichiarate al Fisco.
Ovvero: la società emette fatture per rimborso spese a collaboratori fittizi, li paga e si fa restituire la cifra versata che, miracoli della finanza creativa, diventa nero. Variazione aummaumma: lo sponsor e il proprietario del club sono la stessa persona, le fatture escono dalla mano destra e finiscono in quella sinistra, quanto ai soldi non serve nemmeno che ci siano. Variazione esagerata: mi stampo direttamente qualche fattura falsa, tanto chi mai potrebbe venire a controllare i conti di una società di palla elastica di serie Z? Poi si passa alla voce «prestazioni professionali»: qui trionfa il contratto volante. Basta un procuratore con uffici in Lussemburgo (o in qualsiasi altra località offshore) ed ecco che il contratto con latleta (meglio ancora se straniero) viene registrato allestero, anche se il giocatore di fatto è prestatore dopera nel nostro Paese. Significa zero ritenuta dacconto, zero tasse versate in Italia, e se i pagamenti sono estero su estero loperazione è invisibile. Tu chiamale, se vuoi, elusioni.
La versione meno elaborata? Quella dei due contratti: uno «ufficiale», ovvero quello depositato, e uno privato che aggiusta tutti gli altri costi. Se il club versa 100 a un giocatore, un conto è dichiarare tutti i 100 come compenso per prestazione sportiva (laliquota fiscale è piuttosto alta), un altro è dichiarare un compenso di 50 (si dimezza evidentemente laliquota) e pagare gli altri 50 come diritti dimmagine e servizi vari (soggetti a trattamenti fiscalimeno onerosi). Ci sono società che hanno a bilancio una voce «servizi vari» molto più alta del monte stipendi, il che è tutto dire. Quanto ai dilettanti, il contratto è poco più che un foglio su carta da salumiere che spesso ha poco o nulla valore legale, e giustifica un pagamento cash. Cerano una volta le plusvalenze e gli scambi gonfiati, e in parte ci sono ancora. Ci sonomille modi per evadere il Fisco, ma cè anche la Finanza allorizzonte. E cè il precipizio a pochi centimetri.