CORSPORT (A. MAGLIE) - Zeman sabato sera si è augurato che i suoi giocatori facciano tesoro degli errori di Torino. Il nostro, modestissimo, augurio è che anche lui (e la società per la sua parte) faccia tesoro degli scempi a cui i tifosi giallorossi hanno assistito. E senza macchiarsi del reato di lesa maestà (il mondo del
SQUADRA LUNGA - Lo ha spiegato Sacchi, nei tempi andati, lo ha ribadito Guardiola, in quelli presenti: nel calcio moderno si gioca raccolti in venticinque metri. E lunica maniera per non dare spazi agli avversari e preventivamente salvarsi dal contropiede. Persa la palla, si aggredisce subito e si riparte. Tutti insieme, tenendo tra le linee la distanza giusta. A parte Milano (ma quel successo è stato troppo enfatizzato visto che poi a San Siro, contro lInter, hanno vinto in parecchi) e un tempo col Bologna, tutto questo nella Roma non si è visto. (...)
ATTACCANTI - La squadra li abbandona e loro abbandonano la squadra. La fase difensiva comincia dagli attaccanti che devono andare a pressare sulluomo che gioca la prima palla. Se non lo si fa e se vengono abbandonati al loro destino, capita quel che è capitato allo Juventus Stadium: Pirlo gioca in spazi enormi e fa danni. Il fatto è che gli attaccanti della Roma non sembrano votati per questo compito: lunico, Borini, è stato venduto.
TOTTI - E l'unico fuoriclasse della squadra. Bisognerebbe metterlo nelle condizioni di dare il massimo tenendo presente che i calciatori non sono macchine e il tempo trasforma le loro caratteristiche: alcuni perdono dinamismo, altri velocità, altri rapidità. Ma chi ha qualità fa sempre la differenza. Il capolavoro di Spalletti fu la creazione di un ruolo in cui Totti esprimeva al meglio i suoi talenti: straordinaria visione di gioco periferica, grande capacità a giocare la palla a un tocco producendo assist o, venendo incontro, consentendo gli inserimenti in velocità dei centrocampisti (Perrotta ancora lo ringrazia). Totti giocava molte palle e correva il necessario (non più di 5-6 chilometri a partita); ora corre di più, gioca meno palle e incide meno. (...)
FILOSOFIA - Il vertice della Roma sembra un club aristotelico. Zeman da anni dispensa lezioni dalla sua cattedra. Alcune peraltro giustissime ma un allenatore deve dare in campo il meglio di sé. A Pescara lo ha dato: ma la serie B è altra cosa e quella squadra ruotava intorno a tre fuoriclasse (ovviamente per la categoria), Insigne, Immobile e Verratti. Alcuni sostengono che Zeman sia superato. Forse non lo è, però quando le pressioni aumentano il boemo sembra smarrirsi fra le spirali di fumo delle sue sigarette. Al cospetto della Juventus, è parso figlio di un calcio e di metodologie un po datate. Capita che i grandi innovatori si trasformino in grandi conservatori. Capita soprattutto quando ci si immerge nella contemplazione del proprio santino. La situazione obbliga a un confronto serrato con la realtà. Anche da parte dei dirigenti perché se ti presenti allo Juventus Stadium con Tachtsidis nel ruolo che dallaltra parte è coperto da Pirlo, se Barzagli, travestendosi da Pelè, fa il sombrero a Taddei e parte in contropiede, se Caceres e De Ceglie diventano inafferrabili, se Dodo e Bradley sono ancora in infermeria, allora vuol dire che filosofie inattaccabili si sono trasfuse in scelte criticabili