IL TEMPO (A. AUSTINI) - Zeman, ancora lui. Il campionato è fermo, il pallone in naftalina, ma il boemo è comunque una garanzia di spettacolo. E di tempeste. Se qualche giorno fa è toccato a Vialli, stavolta è lui in persona a gett
Apriti cielo. Le agenzie battono lanticipazione, in Federcalcio leggono e saltano dalla sedia. A Trigoria, ovviamente, sono tutti al corrente dellintervista ma si discute sullinterpretazione di quella frase su Abete che crea un naturale imbarazzo ed rappresenta una potenziale causa di deferimento. Zeman stesso spiega che si trattava solo di una battuta, i dirigenti contattano gli uffici della Figc dove Abete decide di non ragionare con la pancia. «Aspettiamo di leggere lintervista completa prima di replicare eventualmente» fanno sapere da Via Allegri. Imbarazzo anche lì, perché di recente Petrucci ha elogiato il coraggio di «Sdengo». Insomma, si rischia di fare un bel papocchio. Intanto il boemo e la Roma ci mettono una pezza. «Quanto dichiarato non era riferito alla persona del presidente della Figc - precisa in serata Zeman allAnsa - ma al sistema calcio nel suo complesso, che negli ultimi anni ha perso occasioni importanti per riformarsi».
E infatti nel resto dellintervista il tecnico giallorosso racconta la sua idea di calcio «basata su serietà e impegno. Dopo gli scandali scoppiati c'è qualche miglioramento. Ma temo che sia più paura di essere scoperti che per convinzione. Servono più esempi positivi». Il pallone «dovrebbe essere semplicità» e «bisogna vincere dimostrandosi superiori sul campo e non fuori dal campo». E poi ancora: «Le società non dovrebbero essere quotate in Borsa (la Roma lo è ma sta per uscire dal listino, ndr). I risultati mi danno ragione. Il calcio deve stare fuori dalla finanza e dalla politica». Concetti perfettamente in linea con lo Zeman-pensiero, mentre il passaggio su Abete rischia (rischiava?) di aprire un altro pericoloso fronte. A volerla dire tutta, le parole più recenti del presidente federale sul boemo non sono esattamente tenere.
Quando a Ferragosto gli hanno chiesto di commentare luscita dellallenatore romanista su Conte («se è squalificato non dovrebbe allenare»), Abete ha ammonito: «Io penso che il modo migliore di fare, sia quello di porre i problemi solo quando si è direttamente interessati o coinvolti nelle polemiche, perché è troppo facile chiedere modifiche o dire che le cose non vanno bene nel momento in cui c'è l'occasione di fare polemica». Oggi sapremo se vorrà aggiungere altro. E tra i nuovi «risentiti» ci potrebbe essere Moratti. «Mi voleva allInter? Molte parole - la stoccata del boemo - ma poi bisogna vedere se ci sono le condizioni per lavorare bene. E non parlo di giocatori da acquistare». Il solito Zeman inarrestabile.
Così sincero e schietto da accumulare nemici su nemici sul suo percorso. Se poi rispuntano quelli «vecchi» come Vialli, non è certo colpa sua. Aspettando la replica allex juventino, il boemo prova a concentrarsi sul campo: domenica vuole a tutti i costi regalare ai romanisti una vittoria allOlimpico che manca da cinque mesi. La società è soddisfatta del suo lavoro in campo. Quanto a quello che accade fuori, davanti a taccuini e telecamere, era tutto preventivato. Le sue battaglie, le inevitabili reazioni sdegnate di un ambiente conformista. Se prendi Zeman devi accettare tutto il «pacchetto». Un po come il professor Sassaroli quando nel film «Amici miei» pur di andare con la moglie dellarchitetto Melandri accetta di curarsi del cane Birillo, delle bambine e della severissima governante tedesca in uniforme. Sì, proprio come se fosse antani.