De Rossi: "I tifosi non vanno illusi"

30/09/2012 alle 10:28.

CORSPORT (R. MAIDA) - La faccia è stanca, spenta, è lì a riflettere l’umore dei tifosi. Ma le parole sono dure, accorate quanto piene di significati. Tutti o quasi molto negativi per la Roma. Quando Daniele De Rossi infila un auricolare e si piazza davanti a un microfono non esprime mai concetti ordinari. E nel canaletto che porta

 
I SOGNI - Sembra deluso dall’allenatore, che lo ha criticato pochi minuti prima per l’atteggiamento:  «Sarei un presuntuoso se parlassi di questo. Io dico che sono deluso dalla Roma e da me stesso, non da Zeman. Penso di essere un giocatore forte e devo giocare meglio» . Ma il calcio alla boema è applicabile ad alti livelli? non risponde eppure è amaro nella sua considerazione:  «A prescindere da Zeman, il calcio è uno. Nessuno se lo inventa o lo porta da un altro pianeta. Utopie, sogni, chimere non sono per il calcio italiano. Da noi bisogna fare punti» . (...)
 
LUCIDITA’ - In una notte così, lui non cerca scuse per la difficoltà di applicazione del ruolo che gli viene chiesto:  «Gioco più o meno nella posizione che ho occupato all’Europeo, nel quale sono stato abbastanza bravo. Quindi quello non è un problema. Ma è difficile fare un’analisi tattica dopo una partita in cui non hai mai preso palla. A parte una piccola parte del secondo tempo nella quale la aveva un po’ mollato, in campo non c’eravamo» . Problema fisico o strutturale della rosa?  «Evidentemente dal punto di vista fisico qualcosa di meno della abbiamo. Loro vanno a mille o comunque corrono meglio. E sul discorso della qualità, non mi piace esprimermi. Questo non toglie che non possiamo prendere tre gol in venti minuti. Mi fa arrabbiare. Speriamo di trasferire questa rabbia sul campo nella prossima partita con l’Atalanta. Non siamo da scudetto ma certo non possiamo non arrivare almeno sesti e rientrare in Europa»
 
PENSIERI - Anche perché, se la Roma fallisse l’aggancio alle coppe per il secondo anno consecutivo, gli potrebbe venire il rimpianto di non aver scelto il Manchester . Su questo argomento delicato, si tiene una porta aperta:  «Io tra me e me penso sempre. Ragiono su tutto. Non dirò mai "chi me l’ha fatto fare a rimanere". Perché sto da dio alla Roma. E sto male più degli altri quando perdo. Non avrei mai pensato, rimanendo, di vincere il campionato con cinque giornate d’anticipo» . Ma se la Roma avesse accettato le lusinghe inglesi, magari avrebbe accettato di muoversi:  «A me l’unica cosa che quest’estate premeva chiarire era che non avevo chiesto di andare via. E l’ho spiegato, in una conferenza stampa» . (...)