IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - Più dello Juventus Stadium mai violato da nessuno, più della storica rivalità di sempre, più di Zeman e più di tutto, ai giocatori della Roma farà bene ricordare con quale spirito quelli bianconeri vennero indotti da Antonio Conte a preparare la partita contro i giallorossi dello scorso 22 aprile. Si giocava, neanche a dirlo, a Torino.
La Juve si apprestava a vincere lo scudetto, la Roma invece era ormai in balìa di un campionato che aveva ben poco da dire. In settimana, a Vinovo, Conte convoca la squadra per la solita riunione pre partita. Fa vedere i video dei giallorossi, evidenzia soprattutto gli enormi limiti difensivi della squadra dicendo che un atteggiamento così avrebbe favorito, e non poco, azioni verticali e a tutta velocità. Non solo: Conte, evidentemente convinto della superiorità dei suoi, si diverte anche a provocarli e dice loro che se non faranno almeno quattro gol ai giallorossi non gli darà il riposo settimanale e farà correre tutta la settimana in vista della partita contro il Novara della domenica successiva.
Concetto buttato là in settimana e poi ribadito anche nella riunione tecnica prima dellincontro in programma alle 20.45 di domenica sera. I giocatori, evidentemente, lo prendono in parola visto che la partita finisce 4-0 e che solo allultimo i più giovani, indemoniati, si fermano anche e soprattutto perché i senatori della squadra (Buffon, Pirlo e Del Piero) avendo contro tanti amici e persone che avevano condiviso con loro momenti importanti della carriera non se la sentono di infierire.
Cosa che, invece, dovrebbero fare i romanisti oggi. Daltronde, non è che manchino i motivi di rivincita. Di Zeman si è detto di tutto e di più, di Baldini idem. Di Totti pure, visto che la Juve è lavversaria storica, quasi quanto la Lazio, e visto che lui è esente da colpe per quel 4-0 di aprile considerata la scelta di Luis Enrique di tenerlo in panchina per tutti i 90 minuti togliendogli, tra laltro, loccasione di giocare per lultima volta contro Del Piero. Un altro che di motivi di rivincita ne ha e pure parecchi è Erik Lamela. Due partite a Torino, una peggio dellaltra. A gennaio in Coppa Italia espulso per un calcio a Chiellini. Ad aprile in campionato prova tv e squalifica per uno sputo a Liechtsteiner. Largentino, e ci mancherebbe, ha sempre ammesso le proprie colpe, ma è indubbio che in tutti e due i casi sia stato provocato. E neanche poco. Stasera, se giocherà, deve fare attenzione alle stesse cose. È più forte, almeno tecnicamente, di tanti altri che giocheranno ma deve dimostrarlo facendo molta attenzione al comportamento (e i dirigenti glielo hanno fatto notare in settimana). Aria di rivincita, a Torino, anche per Maarten Stekelenburg espulso quella sera per un fallo su Marchisio. È stata quella, anche per via del problema alla spalla, la sua ultima partita con Luis Enrique in panchina. Una notte da dimenticare. Per lui e per tutti quelli che scenderanno in camp