
IL ROMANISTA (D. GALLI) - Cagliari punito con la sconfitta a tavolino per 0-3, invio degli atti alla Procura federale per leventuale deferimento di Cellino, che ora rischia grosso perché sul rinvio della partita con la Roma - un rinvio obbligato, diretta con
Un errore nellerrore, uno dei tanti commessi da Cellino & Co. Perché la Roma ha fatto un semplice preannuncio di reclamo, perché dovendo tutelare i propri tifosi e i propri azionisti doveva tenersi aperta ogni possibilità, perché il giudice sportivo Gianpaolo Tosel non ha inflitto lo 0-3 in funzione del preannuncio di reclamo, ma di fatto - copia e incolla dal provvedimento di Tosel - della «provocatoria iniziativa assunta dal Cagliari». Già. Il giudice della Lega menziona appena la Roma. Tosel fa quasi esclusivamente riferimento al «provvedimento datato 22 settembre del Prefetto di Cagliari», che ha disposto per lurgente e grave necessità di tutelare lordine pubblico e la sicurezza pubblica il differimento ad altra data di CagliariRoma». È un atto dovuto, quello del Prefetto. Il giudice sportivo lo dice chiaramente. Tosel rileva infatti che il 15 settembre lo stesso Prefetto aveva deciso che la gara dovesse essere disputata «in assenza di pubblico a causa dellaccertata inagibilità dello stadio Is Arenas di Quartu S. Elena, con conseguenziale divieto del Cagliari della vendita dei relativi biglietti di ingresso allo stadio e lobbligo di annullare quelli venduti». Il Cagliari ha invece disobbedito, costringendo il Prefetto a rinviare la partita.
A determinare lo 0-3 è proprio il rapporto di causa-effetto. «Nel provvedimento prefettizio - si legge nella sentenza di Tosel - si ravvisa nel comunicato, con il quale il presidente della società invitava e chiedeva a tutti i suoi tifosi, titolari di biglietto e di abbonamento, di recarsi allo stadio per assistere alla partita nel rispetto dellordine e della civiltà ., il rischio concreto e attuale che tale riprovevole sollecitazione potesse tradursi in iniziative ed atti rivolti a disattendere la prescrizione dello svolgimento della partita a porte chiuse, ingenerando nella tifoseria reazioni emotive inconsulte ed irrazionali». Il giudice parla di «provocatoria iniziativa assunta dal Cagliari» e di «palese violazione» dellart. 12, n. 2 del Codice di giustizia sportiva, «che impone alle società la rigorosa osservanza delle disposizioni emanate dalle pubbliche autorità in materia di pubblica sicurezza». È questa violazione, scrive Tosel, ad avere «costituito la causa diretta ed esclusiva dellimpedimento alla regolare ef fettuazione della gara». Quanto alla Roma, il giudice si limita a «prendere atto» che la società «ha preannunciato un reclamo».
Ma il Cagliari che dice? Dice troppo, a giudicare dal curioso (eufemismo) comunicato pubblicato in mattinata: «Il Cagliari comprende i principi del Sig. Baldini pur non condividendoli, perché chi spera di avvantaggiarsi delle disgrazie altrui non può essere contraddistinto come tale». Cioè? Ah, prima Baldini è "Sig.", signore. Però, visto che vuole «avvantaggiarsi delle disgrazie altrui», alt: non lo è più. «Non può essere contraddistinto come tale». Eh, ovvio, no? E come lo volete «contraddistinguere»? Beh, facile. Come un avvoltoio. «Se così fosse, a quel tipo di uomo di principi (quel tipo?, ndr), il suo più appropriato stemma (stemma?, ndr) sarebbe quello dellavvoltoio. Nonostante questa presa di posizione di Baldini, sappiamo che non rappresenta lo spirito dei romanisti (ah sì?, ndr), ai quali rimarremo sempre amici, in considerazione dei bei trascorsi e della lealtà che nel passato la nostra squadra ha avuto modo di apprezzare». Il comunicato è della mattina. Dopo la sentenza, parla invece lavvocato Mattia Grassani: «Stiamo studiando le carte - spiega allAnsa- ma lultima parola per il ricorso spetta al presidente. Abbiamo tre giorni a partire da oggi (ieri, ndr)». Per fortuna del Cagliari e della lingua italiana, leventuale ricorso lo scriverà Grassani.