IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Cinquantamila romanisti allOlimpico: non succedeva da dieci anni per un esordio giallorosso. Allepoca la squadra allenata da Capello aveva lo scudetto tricolore cucito sul petto e la «marea» era in qualche modo giustificata dalle aspettative di un popolo che si vide poi «scippato» in extremis del bis consecutivo.
Stasera sarà tutta unaltra storia: qui cè di mezzo la passione, ma anche la fiducia e la stima che i romanisti ripongono in un personaggio schivo e taciturno (che quando parla difficilmente lo fa a vuoto...) venuto dallEst. Quando la Roma e Zeman (che ha vinto nei due precedenti esordi in giallorosso) si separarono tredici anni fa, non si respirava un bel clima e gli eventi che culminarono poi in Calciopoli dimostrarono, qualora ce ne fosse bisogno, che i sospetti erano qualcosa più di semplici allusioni. Ora è cambiato lo scenario, così come i rapporti di forza, il calcio ha provato a rifarsi una verginità, ma il clima tra il boemo e la nemica di sempre non sembra mutato: i botta e risposta di questa vigilia di campionato fanno presagire come il discorso sia tuttaltro che chiuso. Ma la rivalità con la Juve, partita di nuovo con i favori del pronostico, non distrarrà Zeman dal suo vero e unico obiettivo: vincere con la Roma. Dopo una carriera passata ad insegnare, formare giovani e rimanere «solo» un produttore di bel calcio, per il tecnico boemo è arrivato il momento di passare alla cassa. Di vincere. Non sarà cosa facile, ma la strada intrapresa dalla Roma sembra quella giusta: società rinnovata, struttura più agile e un tecnico che sa tirar fuori il meglio dai giovani acquisti attorno i quali si muovono «vecchi» di qualità... Non è un brutto punto di partenza!