IL ROMANISTA (D. GALLI) - La generazione di fenomeni ha già concluso il suo ultimo giro di campo, è tornata a casa, ha appeso gli scarpini al chiodo, ha dato un bacio alla moglie ritrovata dopo lustri e lustri trascorsi in trasferte e ritiri e magari, adesso, ha messo su pure qualche chilo di troppo. I signori del calcio nati nel 1976 sono passati quasi tutti a vita diversa. Quasi tutti. Lui no. Lui è il Signore dei Signori, il Re dei Re di Eupalla, luomo che i rom
Forma smagliante, un credo convinto in Zemanlandia, è lultimo immortale del bel gioco: data di fine carriera, mai. E se nel mondo cè ancora in attività qualche coetaneo di Sua Maestà, in Italia nada. Nulla. O meglio, qualcuno del 76 cè. Ma Totti non rientra nella categoria semplicemente perché tutti gli altri fanno parte di unaltra generazione. Quella dei Brocchi. Quelli bravi sono dovuti emigrare. Nesta, per esempio. E Di Vaio, che con il Capitano ha trascorso tanti momenti di relax a Sabaudia e pure nellultima vacanza di Francesco negli Usa. Ora indossano entrambi la divisa del Montreal Impact. Canada, altri mondi, terre sconfinate e porte in discesa per chi era abituato alla Serie A. Eroi a cavallo di due decenni, ora senza più destriero. Cè chi è stato campione dItalia con la Roma (Emerson), chi lo scudetto non lo ha vinto ma ha vestito la maglia della Roma con onore ed è stato pure campione dEuropa (Dellas), chi la maglia della Roma lha persa per giocare la Coppa dAfrica (Kuffour), chi ha vinto un Mondiale (Oddo), chi due come Ronaldo, chi in Italia non ha combinato niente e altrove ha fatto sfracelli (Kluivert) e chi è rimasto nel limbo, sospeso tra il livello buon giocatore e quello di campione (Morfeo).
Nella lista degli ex del 76 cè da qualche mese anche quella punta straordinaria che il pubblico inglese osannava al grido di Ruud, Ruud, Ruud. Van Nistelrooy è stato capace di segnare 346 reti in 586 presenze. Mica male. Peccato che non gli siano bastati per conquistare la Scarpa doro, per vincere il premio come miglior bomber dEuropa, il principe del gol per la Uefa, un riconoscimento andato in passato a nomi di secondordine, calciaturucoli, figurine da Serie B, gente tipo Messi, Cristiano Ronaldo, Henry, Ronaldo, van Basten, Eusebio, Muller. E un certo Totti. Il dramma (sportivo) per Ruud si consuma proprio per colpa di quel numero 10 figlio di Porta Metronia, che nella stagione 2006/07 lo batte nella corsa al primato europeo con 26 gol contro i suoi 25. Allappello manca da poche settimane anche una bestia nera della Roma, uno che con la maglia del Milan ci faceva gol sempre, a prescindere da quanto contasse lincontro. Shevchenko ha detto basta alla nazionale ucraina, alla Dynamo Kiev, al pallone tutto. Si darà alla politica, dicono. Meglio così, per noi. Per carità, qualche ragazzacciodel 76 è ancora in giro. Ma prende a calci un pallone così, quasi per diletto più che per vocazione, lavoro e pura fede.
Prendete Recoba. Per la conclusione della carriera ha scelto di tornare in Uruguay, El Chino adesso gioca nel Nacional. Camoranesi idem, è in patria. In Argentina. Dopo lesperienza con il Lanus, ha firmato un biennale con il Racing Avellaneda. Dopo laddio alla maglia rossonera, Seedorf ha scelto invece di farsi sedurre dal Brasile: è il nuovo idolo del Botafogo. Nuova vita o ritorni in famiglia, ma al viale del tramonto non si sfugge. È la regola. E poi cè leccezione. Non è dovuto emigrare, non si è buttato in politica, non si è fatto condizionare dal fascino dellesotico, ha resistito al magnetismo dei blasoni. Ha sposato quei du colori. Sarà per laria di Porta Metronia, sarà per leredità genetica di mamma Fiorella e papà Enzo, ma pur essendo nato due giorni prima di Sheva e cinque giorni dopo Ronaldo, Francesco Totti non è mai andato via: da Roma, dalla Roma, dal calcio. Rileggete questo passaggio della conferenza di due giorni fa di De Rossi: «Francesco finirà la carriera al minimo con uno scudetto e io non posso che rispondere: magari. Certo è poco per uno come lui, che poteva vincere tutto e togliersi anche soddisfazioni a livello personale come il Pallone dOro. Poteva vincere premi degni dei più grandi, ma se poi vinci uno scudetto in 15 anni, non puoi pretendere di ottenere certi riconoscimenti». Destinando se stesso alla Roma, Totti ha scelto la strada più difficile per diventare leggenda. Purtroppo, proprio come Daniele, ne ha a disposizione una sola. Ecco perché la farà durare il più a lungo possibile.