
IL ROMANISTA (M. IZZI) - Questo articolo è frutto di una riflessione a voce alta, ma è forse destinato più a una parte degli opinionisti e dei giornalisti della carta stampata e delle radio che ai tifosi. Il tema in questione è lo scetticismo verso i nomi caldi del mercato romanista. È pacifico che le perplessità sono legittime in qualsiasi campo,
Sta per nascere il tridente delle meraviglie, con Signori a sinistra, Baiano al centro e Rambaudi a destra, per il Foggia una miniera doro fatta di 105 gol al termine della stagione 91/92. Qualcuno potrebbe obiettare che largomento della diatriba erano gli stranieri. Benissimo, allora, sempre restando al Foggia, passiamo allestate del 1993. Dal Pisa viene pescato José Chamot. Scherzando, Zeman lo presenterà così dopo il suo acquisto: «Sa fare tutto ma non indovina un cross che sia uno». Andrà incontro ad una carriera che lo vedrà prendere parte con lArgentina a tre campionati del mondo, una Coppa America, una Confederation Cup e un Olimpiade e vincere una Champions League con il Milan. Spostiamoci al 1996, Zeman è (purtroppo) alla Lazio, alla quale segnala lo sconosciuto Pavel Nedved, talento dello Sparta Praga. Soffro a cantare le lodi di un calciatore che non mi è molto simpatico, ma che è indiscutibile dal punto di vista tecnico. Il Pallone dOro vinto nel 2003 riassume bene il senso della sua carriera. Arriviamo ora alla prima campagna acquisti della Roma di Zeman, stagione 1997/98. Tra i volti nuovi a Trigoria cera un certo Ivan Helguera. Lo spagnolo, 22 anni, veniva da una stagione in sordina allAlbacete, con sole 14 presenze. Egli stesso, nella prima intervista a Trigoria, dichiarava: «I tifosi romanisti non possono fare salti di gioia per il mio acquisto, non sono un giocatore conosciuto, spero di farmi onore presto in campo e di diventare col tempo lacquisto più importante del Club».
Di tempo non gliene venne lasciato molto, ma Helguera si è rifatto nel Real Madrid dove ha vinto due Champions League, una Supercoppa Europea, una Coppa Intercontinentale, tre campionati spagnoli, una coppa e due supercoppe di Spagna. Sempre in quella stagione, dallEmpoli arrivava inoltre un certo Eusebio Di Francesco (Cafu è fuori da questo elenco perché quando giunse a Roma era già campione del mondo). A chi storceva la bocca accusandolo di non amare i campioni, Zeman rispondeva: «Non è vero, ma per me i campioni non sono i giocatori dal nome altisonante, per me il campione è un giocatore che ha qualcosa in più della media». Nel gennaio 1998, a torneo ormai al giro di boa, dal Corinthians giunse Carlos Zago, altro titolare della futura Roma Campione dItalia. Lestate del 1998, viceversa, non regalerà grandi scoperte di mercato (fatto salvo il buon ingaggio di Luigi Di Biagio), ma tra i giovani aggregati in ritiro, Zeman portò Daniele Conti e Gaetano DAgostino, entrambi protagonisti di una bella carriera.