Sì, meglio tracciare una riga perché la stagione passata è stata una sofferenza persino per uno definito il «cocco» di Luis Enrique. Le tante panchine hanno dimostrato il contrario. «Certo - ammette Bojan - volevo giocare di più. Io ho dato tutto quello che avevo e penso che alla fine il mio primo anno qui sia stato positivo. Non era facile, all'inizio dovevo adattarmi a un altro calcio ma ho finito in crescendo. Quando ho avuto un po' di continuità credo di aver fatto bene». Adesso si volta pagina, non senza fatica: gli spagnoli - lui e Josè Angel - sono tra quelli che stanno accusando di più i carichi di lavoro. «Mai fatto un lavoro del genere - ammette Bojan - ma non ho nessun problema. Non vado bene nelle ripetute? Il mio fisico è più adatto alle distanze brevi». Sono altri i miglioramenti che Zeman si aspetta da lui. Dopo il primo test lo ha accusato di giocare in modo troppo individuale.

«Non sa mai dov'è il compagno» gliel'ha suonate senza giri di parole. Lo spagnolo incassa e replica senza polemica: «Mi trovo bene con l'allenatore e lo staff. Non abbiamo ancora lavorato sui movimenti da fare ed è ovvio che non so ancora cosa voglia il mister da me: quando me lo spiegherà lo farò. Non mi considero un calciatore individualista, però è vero che mi manca ancora tanta strada da fare». Con la Roma? Non può e non vuole dirlo. «Ora sono qui per giocare e la mia situazione contrattuale non mi influenza assolutamente. Diverse squadra mi hanno cercato a fine campionato, non il Barcellona. Ma io ho sempre pensato a restare». Con una missione ben precisa: «Mi piacerebbe segnare 15-20 gol. Zeman può sicuramente aiutare la mia crescita. Darò tutto me stesso per aiutare la Roma a fare una grande stagione». Bojan ci crede, più di Totti. Incoscienza giovanile o ci ha visto lungo?