
IL TEMPO (A. AUSTINI) - «Una scelta». Franco Baldini semplifica così il ritorno di Zeman, il punto di arrivo dopo una lunga «selezione» di allenatori. «È qui perché se lo merita. Lo volevamo lanno scorso per il settore giovanile ma giustamente scelse il Pescara» aggiunge il dg, seduto al fianco del tecnico nel giorno della presentazione.
Un po Battisti, un po Jedi, il tecnico incanta e combatte con le parole. Non risparmia una frecciata a Luis Enrique, «ognuno ha le sue idee, io sono un po più proiettato verso la porta avversaria», e spiega che al contratto biennale (cè anche unopzione per il terzo anno) «ci ha pensato la società. Ma io rimango della mia idea». Cioè che sono meglio i contratti di un anno. Il bello di Zeman, senza paura di dire tutto anche se si scontra col pensiero della sua società. «Non vogliono farmi parlare degli arbitri? Credo sia sbagliato: non succede niente se si dice che un arbitro abbia sbagliato. Ma sono un dipendente e se la Roma non vuole non ne parlerò». Baldini specifica: «Il nostro è un suggerimento non un ordine». Ai romanisti non dispiacerà affatto sentire il proprio allenatore lamentarsi dei «fischietti». «Ma spero - aggiunge lallenatore - che non riaccadano le cose che denunciai anni fa: se pensavo di poter danneggiare la Roma non sarei tornato, le voglio troppo bene». Metterli daccordo tutti, però, sarà impossibile. «Mi conviene dire che sono cambiato perché molti miei avversari mi criticano per quello... La fase difensiva? Per i giocatori è più soddisfacente costruire. Quando si distrugge si usano le maniere forti, io sono un uomo di pace percui cerco di non arrivare a grosse scorrettezze. Cercheremo di fare il possibile per far vedere che questo gioco si può fare anche con fair play: il problema è che il calcio non è più credibile». Ancor di più fuori dal campo. «Perché si compra di più allestero? Forse lì i soldi sono più coperti...». Bentornati a Zemanlandia, il parco dove non ci si annoia mai.