«Non toccate la nostra passione»

27/06/2012 alle 10:36.

IL ROMANISTA (M. MACEDONIO) - «Sarebbe una cosa gravissima» dice Roberto Giachetti, deputato del Pd, parlando di quanto riportato da "Il Romanista" e oggetto della lettera inviata dal nostro Direttore Carmine Fotia al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, affinché scongiuri, per il bene del calcio, una vergogna di tal genere. La questione è nota, avendo più volte trovato spazio in questi giorni sulle nostre pagine, e non solo: i vertici del calcio italiano starebbero infatti esercitando non poche pressioni sul presidente dell’Uefa, Michel Platini, al fine di consentire la partecipazione alle coppe europee – e, nel caso, la “non escl

«E’ già grave – sostiene Giachetti – che qualcuno possa essersi venduto delle partite, andando così a colpire qualcosa che tocca da vicino la passione della gente. Che poi a questo si aggiunga l’effetto penalizzante per l’immagine del nostro calcio all’estero, attraverso una richiesta di tale genere, è ancora più grave. Si può condividere o meno il concetto di responsabilità oggettiva – io stesso ho qualche dubbio in proposito, anche nel penale – ma finché ci sono delle regole, è giusto che queste vengano rispettate. Il discorso si estende anche alla lentezza con cui sta operando la giustizia sportiva. Se si vuole evitare quanto detto, si accelerino i tempi e si faccia in modo di avere delle sentenze entro i termini. La cosa più grave è che tutti noi abbiamo gridato al “biscotto”, a proposito di Spagna e Croazia, mentre eravamo i meno titolati a parlarne. E una valutazione come questa è stata fatta un po’ ovunque in Europa, dove ci hanno preso in giro per i tanti biscotti che abbiamo invece fatto noi. E siccome nello sport tutto ciò è gravissimo, ha dell’incredibile che si arrivi addirittura a fare pressioni per mandare in Europa squadre coinvolte in vicende di questo tipo. Dalla Federazione e dalla Lega mi aspetterei invece un atteggiamento ferreo, duro, da contrapporre all’onta di quanto è stato fatto. Ne va di mezzo l’immagine e la credibilità stessa del nostro Paese».

Sulla stessa linea Mario Staderini, segretario dei Radicali Italiani. «Non esiste –dice – che la Federazione cerchi di coprire le sue responsabilità, e le sue colpe, a cominciare dai ritardi con i quali viene gestita la vicenda, attraverso una richiesta che non sta né in cielo né in terra. Più che salvare le squadre, mi sembra che miri a salvare se stessa. E mi sembra anche che la giustizia sportiva abbia lo stesso problema, che è poi quello principale in Italia, della giustizia ordinaria, ovvero la durata dei processi. Nello specifico, l’unica soluzione è che si prevedano tempi serrati per chiudere i processi in tempo utile per iscrivere eventualmente altre squadre. Non mi sembra un’impresa impossibile. Perché se è vero che bisogna essere garantisti, è altrettanto vero che non si può chiedere all’Uefa di derogare dal proprio codice etico, per applicare, al suo posto, una regola “all’italiana”. Una proposta assolutamente inaccettabile. E che a mio parere ha un duplice scopo: quello, come detto, di coprire le proprie inadempienze, e quello, ancora più grave, di incidere sull’andamento dei processi stessi. Perché se è vero che un’eventuale esclusione delle squadre in corso d’opera comporterebbe non pochi problemi, sia sul piano economico che dell’immagine, si punta in questo modo a creare una vera e propria “ragion di Stato”, che porti a condizionare e modificare i giudizi»