IL ROMANISTA (M. IZZI) - Già da ieri molti romanisti hanno iniziato a prendere visione degli 85 nominativi di base proposti come papabili per lingresso nelle cinquine che porteranno allassunzione nella Hall of fame giallorossa. Ciascuno ha faticosamente (la folla di campioni che ha animato la storia della Roma giocoforza rende difficile qualsiasi scelta) iniziato a compilare il proprio undici ideale.
Partendo dai personaggi più lontani da noi, eccoci di fronte a Guido Masetti. Impressionanti le sue benemerenze a partire dal palmares che lo vede Campione dItalia nel 1942 (per giunta con i gradi di capitano, non possiamo inoltre mancare di ricordare come il nostro sia anche bicampione del mondo avendo partecipato alle spedizioni iridate del 1934 e del 1938 con lItalia di Pozzo). Masetti è il portiere simbolo della Roma di Testaccio e per molti anni, prima di essere rilevato da Giacomo Losi, è stato anche primatista del Club delle presenze in A. Proprio allombra del mito Masetti, è cresciuto Fosco Risorti. Prelevato dal Savoia di Torre Annunziata, ha attraversato la storia della Roma dalla conquista del titolo di Campione dItalia 1942 (una presenza per lui in quella stagione), al primo posto nel torneo 51/52, che sancì il ritorno della Lupa nella massima serie. In queste 11 stagioni, 179 presenze in A e anche la soddisfazione di vestire la fascia di capitano. A pochi anni dalladdio di Risorti si affaccia alla ribalta romana Luciano Panetti, prelevato dal Modena (dopo una lunga battaglia di mercato terminata alle buste). Come tutti gli scapoli di quellepoca, la Roma provvede ad alloggiarlo in una pensione, per la precisione a Via Monteverdi 20. Nello stesso stabile cera anche un certo Dino Da Costa. Come inizio non cè male e Panetti dimostrerà in seguito di avere tutte le carte in regola per lasciare il segno nel cuore dei tifosi. Uno dei pezzi forti del suo repertorio erano le uscite, sia aeree che in terra, accompagnate da un caratteristico urlo che incuteva timore negli avversari. Nel palmares di Panetti anche il contributo alla conquista della Coppa delle Fiere. Quel trofeo, però, così come la Coppa Italia conquistata nel 1964, porta soprattutto la firma di Fabio Cudicini. Statura imponente, grande piazzamento tra i pali, Cudicini ha da subito colpito ed affascinato limmaginario dei tifosi romanisti. Grande amico di Giacomo Losi, era legatissimo alla Roma, tanto che pianse amaramente quando durante la tournée in Australia del 1966 ricevette la notizia della sua cessione. A studiare i segreti del grande Cudicini cè anche un giovane dalle grandi qualità che debutterà in serie A nellottobre del 1962 e che rimarrà nei quadri romanisti sino al 1975, è Alberto Ginulfi. Nel suo infinito bagaglio di ricordi, una Coppa Italia conquistata nel 1969 e un mitico calcio di rigore parato a Pelé in unamichevole disputata allOlimpico, che gli valse anche il dono della casacca numero dieci del mitico fuoriclasse brasiliano. Proprio in unideale staffetta con Ginulfi siamo al nome di Paolo Conti, che contribuì alla conquista della Coppa Italia del 1979 e che riportò i colori giallorossi in una spedizione mondiale (quella del 1978), dopo un lungo digiuno. Il tramonto della stella di Paolo Conti coincise con il sorgere di quella di Franco Tancredi. Uno degli atleti più vincenti della storia della Roma (quattro coppe Italia, un titolo di Campione dItalia e una finale di Coppa dei Campioni), Tancredi univa unagilità assolutamente incredibile, alla strepitosa reattività tra i pali. Il piazzamento e unossessiva capacità di migliorarsi giorno dopo giorno negli allenamenti con unapplicazione feroce ne hanno fatto un campione assoluto della storia della Roma. Anche per lui, in curriculum, la partecipazione ad un campionato del mondo (Messico 1986). Finale per Giovanni Cervone. Alla Roma a cavallo tra il 1989 e il 1997. Una vittoria in Coppa Italia, una finale di Coppa UEFA, e un coraggio e una fisicità che nei migliori momenti lo hanno reso determinante. Anche lui, come tutti i campioni che abbiamo ricordato, un innamorato della Roma.