
CORRIERE.IT (P. DI CARO) - Per uno che - unico allenatore in Italia si è presentato ai tifosi con un motto dal sapore antico «trabajo y sudor» e una carta didentità moderna come un profilo Twitter, non poteva esserci regalo migliore per i suoi 42 anni
DILUVIO - Ed è un diluvio di Luis resta perché «te lo meriti», perché «il Barca non saprebbe da dove pija spunto», perché «co Tassotti chai ancora un conto aperto», perché «aspetta nattimo che mo me viene in mente», perché «lanno prossimo le porte saranno sui falli laterali», perché «er cane cha un padrone ma lomo nun ce lha», perché «dovemo ancora vedè Bojan centrale de difesa e Curci bibitaro», perché «glhai prestato er motivatore al Pdl», perché «la massoneria è vincente», perché «non cè mai una vera ragione perché lamore debba finire», «è convinto, e de brutto, pure nando lo stagnaro», perché «ndo ca
vai?», e via di battuta in battuta, damore e di sfottò, di sarcasmo e bene sincero fino al sommo «perché odio chi te odia», che tutto racchiude e chiude, una tifoseria e una città.
SETTIMO POSTO - È un gioco ma è di più, è la conferma dellentusiasmo al di là di ogni razionale logica sportiva per uno degli allenatori più mediaticamente affascinanti che la storia del calcio italiano ricordi, uno che ha fatto appassionare (e spaccare) una città nonostante un tristissimo settimo posto, uno che ha fatto parlare di sé in tutta Italia senza trofei, né gesti di manette né schiaffi affibbiati in pubblico. Li leggerà Luis i biglietti di auguri del suo popolo? Lo sapremo domenica sera, dopo Cesena-Roma. E se non trova le parole, il mister ha sempre un tweet a disposizione, due caratteri per un «sì» e il gioco è fatto.