Luis Enrique, adios Roma: lasciare è una sconfitta

11/05/2012 alle 12:39.

CORSERA (L. VALDISERRI) - Si è seduto sul pallone, quando l’allenamento era finito. Uno a uno, i suoi giocatori hanno disegnato intorno a lui un cerchio. Un po’ come aveva insegnato loro a fare prima delle partite. Un rito asturiano per darsi coraggio a vicenda. Poi Luis Enrique ha parlato e ha detto quello che tutti si aspettavano ma che qualcuno sperava ancora di non sentire.

Luis Enrique non se ne va perché non sono arrivati i risultati, che sono aleatori e che comunque hanno bisogno di tempo, ma perché il calcio italiano lo ha stremato e perché pensa che la sua presenza, dopo un’annata così difficile, sarebbe un peso insostenibile nella prossima: «Non credo di potervi più dare il 100%—ha detto ai giocatori — e non so lavorare in un altro modo. Non sono riuscito a trasmettervi tutto quello che volevo e a tradurre sul campo tutte le idee del mio calcio. Lasciarvi, per me, è una sconfitta. Mi scuso con quelli di voi che ho impiegato meno, ma ho dovuto fare delle scelte. La Roma è fatta da persone per bene e davanti a voi c’è un grande futuro». Per una parte della tifoseria giallorossa resterà il peggior allenatore dopo Carlos Bianchi: 16 sconfitte stagionali, settimo posto, eliminazioni sanguinose in Coppa Italia ed Europa League. Ma c’è anche una fetta cospicua che era rimasta affascinata dalla sua idea di calcio e dai suoi modi da hombre vertical.

Chi verrà al suo posto? Il nome più caldo è quello di Vincenzo Montella e sarebbe un clamoroso ritorno. La nuova dirigenza non lo ha confermato dopo che, nella scorsa stagione, aveva sostituito Ranieri e mostrato il buon calcio che ha fatto vedere anche quest’anno a Catania, dove è però legato da un altro anno di contratto. Il presidente Pulvirenti, per ora, è categorico: «Montella è una persona seria e resterà. La Roma può risparmiarsi la telefonata». Sarà così? Difficile togliere un sogno a chi lo desidera e Montella è bravo, preparato e romanista. La situazione è in evoluzione e l’altra soluzione è André Villas Boas. Ma c’è spazio in serie A per chi non è italiano e italianista?