
CORSPORT (A. DE PAULI) - Luis Enrique ha svolto un lavoro straordinario» . Alla vigilia dell'ininfluente trasferta contro il Betis Siviglia, poco più di una scocciatura che chiuderà una Liga che non ha più nulla da dire, un Guardiola piuttosto infastidito dal trito e ritrito rituale della conferenza stampa precedente alla partita, si è
SEMPRE IN CONTATTO - In un incontro con i giornalisti caratterizzato più dal tentativo, andato spesso mortificato in partenza, di strappare qualche rivelazione sui numerosi pettegolezzi domestici catalani, come quello relativo a una presunta rottura con l'erede designato, Tito Vilanova, Guardiola ha regalato anche qualche gustoso retroscena: «Ho parlato con Luis Enrique sette o dieci giorni fa, non ricordo bene, per cui non so il motivo della sua decisione di andarsene» . Il tecnico dei 13 titoli, che potrebbero diventare 14 in caso di successo nella finale di Coppa del Re (25 maggio contro lAthletic Bilbao), ha poi ribadito le difficoltà della Serie A: «Il calcio italiano, esattamente come quello spagnolo, ciascuno con le sue peculiarità, è molto esigente e, se possibile, l'ambiente romano lo è ancor di più. L'unica cosa che posso assicurare, conoscendo bene Lucho, è che ha preso questa decisione perché ne è convinto. Vuol dire che è giusto così» . Qualcuno ha azzardato un possibile approdo dello stesso Guardiola sulla panchina romanista, ma Pep è stato chiaro: «Per almeno un anno penserò solo a riposarmi, poi vedremo. Non ho grandi piani per l'immediato e non penso affatto di allenare. Credo c
he mi vedrete poco in giro» .
ESTIMATORE DI VECCHIA DATA - Non è stata la prima volta in cui Guardiola si è esposto per Luis Enrique. Immediatamente dopo la scorsa pausa natalizia, Guardiola aveva lodato a distanza l'asturiano. «Luis Enrique è un allenatore davvero eccellente» aveva detto Pep lo scorso 3 gennaio, «perché possiede una gran virtù, che è quella di fare sempre quello che gli pare, nel senso che non si lascia influenzare assolutamente. Se sbaglia, lo fa sempre per conto suo. Per me rappresenta un'enorme virtù» . (...)
ECO - In Spagna ha destato un certo sconcerto la decisone di Luis Enrique di abbandonare, dopo un solo anno, il sogno di esportare l'utopia blaugrana. A contribuire alla sorpresa, in realtà, anche una velata censura dei mezzi di comunicazione catalani, i più attenti alle sorti italiane di Lucho, che non hanno concesso agli ultimi, altalenanti risultati giallorossi, lo stesso spazio accordato alle migliori prestazioni della Roma. In realtà, nella capitale catalana, inizia a scricchiolare la convinzione che la via indicata dal Pep-team sia l'unica da seguire per dar vita a un gioco spettacolare, sicura garanzia di trionfi. Il popolarissimo «Mundo Deportivo», il più strenuo difensore dell'ideologia blaugrana, racconta l'addio di Luis Enrique attraverso le parole di Baldini: «È stata una decisione personale dell'allenatore. La società pensa che abbia fatto un buon lavoro e che non abbia fallito» . Ha cercato di salvare il salvabile anche il concittadino "Sport": «Nonostante la discontinuità dei risultati, la Roma ora ha una chiara vocazione offensiva»