Da Mendieta a José Angel quando la Spagna non fa scuola

13/05/2012 alle 11:04.

IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Con l’addio di Luis Enrique si confermano le difficoltà che gli spagnoli – tecnici o calciatori – incontrano in Italia. E pensare che la loro storia nel nostro paese era cominciata in maniera splendida: nel ’61 sbarcarono Juan Santisteban (al Venezia) e Luis Suarez, unico Pallone d’Oro spagnolo della storia. Un anno dopo Luis del Sol e Joaquin Peirò

 

Non meglio andò con i nuovi arrivati: a Roma sbarcarono un giovanissimo Helguera e Gomez (difensore che giocò appena 3 partite in 4 anni, compreso un derby, portandosi a casa un miliardo e mezzo a stagione e aprendo una concessionaria d’auto all’Eur). Di Helguera – che poi al Real Madrid ha vinto tutto quello che c’era da vincere - arrivò anche il fratello minore Luis: fece su e giù tra Udine ed Ancona, ma non riuscì ad affermarsi. Stesso discorso per i costosissimi Farinos (Inter), De la Peña e Mendieta (Lazio) per il quale Cragnotti sborsò 89 miliardi al Valencia. Poi toccò al Milan con Jose Mari e Javi Moreno. Anonima anche la parentesi giallorossa di Guardiola (meglio a Brescia con Baggio). La Lazio ci riprovò con Delgado e Oscar Lopez, la con Portillo e Amor, il Livorno con Tristan. Fino allo scorso campionato, quando i vari Didac, Ruiz, Marques, Garrido, Chico, Toni Calvo, Obiang, Jaime e Alex Rodriguez non hanno praticamente lasciato traccia, alla pari del tecnico Benitez che però rassegnò le dimissioni dopo aver vinto la supercoppa italiana e la coppa del Mondo per club. Con una storia del genere, forse il destino di Bojan, José Angel e Luis Enrique era già segnato. Giovedì l’allenatore ha fatto un passo indietro. I due calciatori potrebbero seguirlo a breve e tornare in Spagna.