Da Garbutt a Spalletti è mister ok

21/05/2012 alle 10:58.

IL ROMANISTA (M. IZZI) - Va bene, il Catania prende tempo, ma possiamo pacificamente osservare che si tratta del gioco delle parti. Nella storia della Roma, d’altronde, di queste faccende si sente parlare sin dalla fondazione.

Partiamo dunque dalla stagione 1927/28, la Lupa la iniziò mettendo la rosa di prima squadra agli ordini del duo King-Piselli, i trainer di Fortitudo-ProRoma e AlbaAudace. I due tecnici però, non appagavano l’ambizione del gruppo dirigente che dal punto di vista della conduzione tecnica, volevano lanciare un segnale forte, dimostrando che l’AS Roma nasceva per puntare ai vertici del calcio italiano. Per questo venne scelto Willy Garbutt, il “Mister” per antonomasia, il numero uno del calcio italiano. L’operazione andò in porto superando le resistenze del , ma sulle motivazioni che alla fine “sbloccarono” la situazione, a distanza di 85 anni non c’è ancora chiarezza. Ci sono però, delle “voci”. Si è detto e scritto che per convincere Garbutt, si sarebbe mosso direttamente nientemeno che Ulisse Igliori. Amministratore delegato della Roma, già Segretario Federale del Lazio e della Sabina, Igliori era personaggio indubbiamente influente nell’Italia del tempo. Notizie più concrete sull’operato di Igliori erano presenti, ancora sino al 1977, nell’Archivio Sociale della Roma, ma il trasloco da Via del Circo Massimo ha mandato definitivamente in fumo quella preziosa documentazione.

Per superare le resistenze, d’altra parte non è sempre necessario far scendere in campo i pezzi da novanta, in molte occasioni, come per Oronzo Pugliese e Carlo Mazzone, sono stati gli stessi tecnici a “risolvere”. La vicenda tra “Don Oronzo” e la Roma si era aperta nel maggio del 1965. In una riunione che avrebbe dovuto sancire la scontata conferma di Lorenzo, Franco Evangelisti che stava subentrando al timone operativo del Club, fece saltare in aria la trattativa: «Questa è una nuova Roma!», urlava nei corridoi per essere sicuro che i cronisti lo ascoltassero. Quello stesso giorno si era tenuta una riunione per designare il nuovo tecnico. Evangelisti era affascinato dall’opzione Scopigno, ma fu l’avvocato Colalucci a mettere d’accordo tutti facendo il nome di Pugliese, l’uomo che aveva portato il Foggia dalla C alla A. Proprio per gli ottimi risultati ottenuti, la partenza di Pugliese non avrebbe certamente riempito di gioia l’ ambiente rossonero. La Roma, ottenuta l’entusiastica adesione dell’interessato, tenne segreta la notizia, ma alla fine, il nodo arrivò al pettine. Di fronte ai mugugni, alle accuse di tradimento, Pugliese reagì parlando direttamente con il Presidente Rosa Rosa, per gli amici “Don Mimi”: «Ma che si pretendeva, che restassi per sempre al Foggia? Ognuno deve badare ai fatti suoi e io per il Foggia ho fatto già tanto». Non solo si liberò, ma convinse Don Mimi ad ingaggiare come sostituto suo cognato Egizio Rubino.

Meno cruento fu, nel 1993, il confronto che “liberò” Carlo Mazzone. Il tecnico trasteverino aveva appena guidato il Cagliari alla conquista di un posto UEFA. Persino Gigi Riva si era scomodato per ringraziare l’uomo che aveva centrato un traguardo così significativo. Insomma, quando la Roma bussò alla sua porta, Carletto ne fu entusiasta, ma lasciare la Sardegna non fu facile: «Fu dunque – ricorda Mazzone – con la morte nel cuore che andai dal presidente Cellino per chiedergli di sciogliermi dal contratto che avevo con il Cagliari. Gli spiegai che mi si prospettava una grande chance: diventare l’allenatore della mia Roma (…) il sogno di una vita. Cellino non nascose il suo dispiacere e la sua amarezza (…)». “E te credo” … visto che l’annata del Cagliari era stata fantastica, ma alla fine, per Mister “Magara” arrivò il semaforo verde.

A volte, le difficoltà emergono anche quando i due club sono in perfetta armonia. Fu il caso di Sven Goran Eriksson. Viola ingaggiava Sven passando dai 300 milioni garantiti a Liedholm a 150 milioni, il Benfica non aveva creato intralci ma il regolamento della FIGC non permetteva di consegnare la panchina a un allenatore non italiano. Viola aggirò la questione, dopo un lungo tira e molla ingaggiando Roberto Clagluna come allenatore e destinando Eriksson alla carica di Direttore Tecnico. Indimenticabile l’ineffabile Matarrese che accolse la mossa dichiarando: «Possiamo muoverci solo se Clagluna si lamenta».

Del giugno 2005, infine, la vicenda Spalletti. Il 7 giugno, dopo un incontro di un’ora con il Leonardi, il Mister firmò una lettera di dimissioni. La tensione fra le parti (dimissioni respinte, ultimatum per il pagamento di una penale, rifiuto di pagare la penale da parte di Spalletti), si consumeranno in una settimana. Dopodiché ecco la risoluzione consensuale dell’accordo con reciproca soddisfazione delle parti.