IL ROMANISTA (F. CASSINI) - Dal primo amore il baseball al Mondiale spagnolo passando per lo scudetto, Totti che «è come un fratello» e De Rossi che «è come un figlio». È un Bruno Conti a tutto tondo quello che si è raccontato in una lunga intervista in cui
Calcio che per Conti era innanzitutto un divertimento: «Non dimenticherò mai quando Liedholm mi portava, da Primavera, agli allenamenti al campo Tre Fontane e prima di unesercitazione sui fondamentali mi chiamava per far vedere a gente della prima squadra, come De Sisti e Cordova, come si svolgesse. Era un divertimento, mi riusciva naturale, avevo sempre questa voglia di migliorarmi. Lui mi ha insegnato stop di tacco, di stinco, di coscia, dinterno, desterno, come facevi a non divertirti?». Calcio che gli ha dato amici veri e avversari da rispettare: «Carlo Ancelotti e Roberto Pruzzo sono amici veri. Con Carlo dividevamo la camera, eravamo in Nazionale, le famiglie si frequentavano. Con Roby abbiamo condiviso, prima di trovarci alla Roma, lanno al Genoa e il militare, vivevamo assieme. Ma il compagno più forte che ho avuto è stato Prohaska, serietà e professionalità incredibili. Lavversario? Quel cagnaccio di Claudio Gentile!».
Una carriera di successi lha portato a diventare una bandiera della Roma, e anche errori che rifarebbe: «Il rigore con il Liverpool e il non andare al Napoli: quando ci abbracciavamo da capitani, Maradona mi diceva sempre di raggiungerlo, ma se sei innamorato di questa maglia e di questa gente, si fanno scelte diverse». E poi ci sarebbe il Mondiale di Spagna: «Abbiamo capito che lavremmo vinto dopo aver passato il turno con lArgentina e il Brasile. Ricorderò sempre, finito il primo tempo della finale, la reazione di Bearzot con Cabrini, ma non perché aveva sbagliato il rigore, bensì perché era a pezzi. Lha insultato, lha fatto saltare in aria per spronarlo».
Dai ricordi alla Roma di ieri, quella che contribuisce a costruire da anni con il lavoro nel settore giovanile. «Un giocatore che mi somiglia? Totti, per il legame con la città e la società. Lui anzi ha fatto molto più di me per i record e gli infortuni che ha subito. De Rossi invece deve dimostrare di arrivare ai livelli di Francesco, perché poi sono i numeri quelli che contano. Ma dopo Di Bartolomei, me Giannini e Totti mi aspetto sicuramente Daniele».