LEGGO (F. BALZANI) - «Unaltra figuraccia così e me ne vado. Ora fate gli uomini». Ieri a Trigoria Luis Enrique non era proprio in vena di auguri pasquali. Il tecnico, a due giorni dal clamoroso ko di Lecce, ha riunito la squadra intorno a sé ed è stato durissimo: le sue urla, in un italiano misto a spagnolo, si sono sentite fin sulla Laurentina.
Oltre ai risultati negativi, infatti, è venuta a mancare anche larmonia di un gruppo che oggi appare diviso in più parti: da una gli argentini, dallaltra i senatori come Totti e Perrotta, poi i giovani. E anche staff tecnico italiano e spagnolo non sembrano più convergere su alcuni punti. La discontinuità dei risultati, le mancate rimonte e le 9 sconfitte in trasferta, inoltre, evidenziano il mental flop di Llorente, il motivatore dI Lucho. Anche il lavoro del preparatore atletico Cabanellas è sotto accusa visti i tanti infortuni muscolari (21) e i costanti cali fisici. Senza parlare dei disastri della difesa (41 gol subiti) e dalla mancanza di gioco. In un altro club Luis Enrique avrebbe già pagato questi errori con lesonero, non nella Roma intenzionata a dare fiducia al tecnico almeno fino a fine stagione. Il futuro però è incerto: i nomi di Bielsa, Pioli e Spalletti restano appetibili senza dimenticare Fulvio Pea (allenatore rivelazione del Sassuolo). Luis Enrique però non è lunico in bilico. «Nel punto più basso della stagione» a Lecce erano presenti 9 giocatori della nuova gestione. Esclusi Stekelenburg, Borini e Pjanic, tutti i nuovi saranno messi sotto la lente dingrandimento in questo finale di stagione.