IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - I silenzi sul volo di ritorno da Lecce, la delusione di una Pasqua a dir poco amara, la sfuriata del giorno di Pasquetta. Il ko di Lecce, lumiliazione di una sconfitta in una terra fin qui sempre amica, lincapacità di spiegarsi 90 minuti a dir poco inguardabili
Domenica, come detto, è stato il giorno del primo confronto tra lallenatore e i giocatori. Tutti a Trigoria, con la sola eccezione di Burdisso, in Argentina per continuare la riabilitazione e festeggiare la Pasqua. Il tecnico ha parlato poco alla squadra, ha dato loro qualche indicazione sullallenamento, ha chiesto impegno e sacrificio. In campo poco lavoro, chi aveva giocato a Lecce si è dedicato a ritmi piuttosto blandi, qualche cosa in più per gli altri, compresa una partitella di calcetto con lo stesso Luis Enrique protagonista. Il tecnico ha parlato con i dirigenti, ha confermato loro la voglia e lorgoglio di allenare la Roma, ha spiegato il perché di tutte le decisioni - zero cambi compresi - prese al Via del Mare. Sabatini e Baldini poi hanno voluto parlare anche con i giocatori: il direttore generale ha incontrato per qualche minuto Francesco Totti e gli ha chiesto informazioni sulle sue condizioni, auspicando un suo pronto rientro in campo visto che la Roma ha bisogno del suo uomo più forte.
Il Capitano non sta vivendo bene questo momento. Difficile non capire il perché, anche se lui in 20 anni di Roma troppe ne ha viste sotto i suoi occhi. E troppe ne ha sentite. Di certo, ieri ha sentito Luis Enrique parlare di nuovo, e stavolta con toni più aspri, alla squadra. Ha radunato tutti i giocatori per una decina di minuti, ha parlato loro in un misto di italiano e spagnolo, ha chiesto più concentrazione, ha ribadito la necessità di evitare altre figuracce come quella di sabato, ha chiesto di dimostrare di essere uomini ancora prima che professionisti e ha preteso impegno e dedizione al lavoro. Lo stesso vogliono i dirigenti. I quali continuano a pensare al mercato, ma al tempo stesso non intendono abbassare la guardia in questo finale di stagione. A Trigoria si sono resi conto che il fatto di non aver dato obiettivi questanno ai giocatori può aver costituito un alibi (quanto grande o piccolo non si sa) e per questo adesso serve avere ben chiaro dove arrivare: primo, concludere dignitosamente la stagione. Secondo, raggiungere un posto in Europa. Quale? Al Bernardini nessuno si azzarda più a parlare di Champions. Ma lEuropa League, con lo scontro diretto di domani con lUdinese, è ancora a portata di mano. E guai a lasciarsela sfuggire.
Un altro anno senza coppe, dopo leliminazione di agosto ai preliminari contro lo Slovan, sarebbe a dir poco deleteria per un gruppo che ha dimostrato di non saper reggere la pressione e di difettare, nei momenti cruciali, di quella cattiveria necessaria per raggiungere traguardi importanti. Arriverà, col tempo. Si spera. Così come aumenterà la personalità. Perché molti giocatori cresceranno, altri prenderanno più confidenza con la serie A, altri ancora andranno via e saranno rimpiazzati da elementi diversi. Tutto questo, però, tra qualche tempo. Adesso la rosa della Roma è questa. E lallenatore anche. E la società idem. Sono loro, chi più chi meno colpevole, a dover dare delle risposte dopo una partita vergognosa. Novanta minuti si possono dimenticare in fretta, così come, con un finale quantomeno dignitoso, si può dimenticare, o quantomeno superare, una stagione che finora ha regalato più delusioni che gioie.