Luis Enrique: «Roma, usa la testa»

01/04/2012 alle 10:03.

IL MESSAGGERO (U. TRANI) - «Prima facciamo il nostro dovere, dopo guarderemo che cosa fanno le nostre rivali: quindi, battiamo il Novara». Luis Enrique è realista. Meglio non illudersi, anche se l’avversario dell’ora di pranzo è penultimo in classifica. L’asturiano non vuole che la formazione di Tesser, ospite alle ore 12,30 all’Olimpico, diventi indigesta. «Come facciamo a dire in anticipo quante possibilità abbiamo di arrivare terzi avendo altre squadre davanti? Vinciamo la nostra gara, poi..»



A nove turni dalla conclusione del torneo, Luis Enrique definisce «difficile» il recupero in classifica (e il pronostico) proprio come questo match di inizio giornata. «La partita mi preoccupa per tre motivi. Il primo: il Novara sta in un buon momento. Il secondo: giochiamo ad un un orario insolito che non mi piace perché non siamo abituati. Il terzo: non è una gara vinta e sarà dura a livello psicologico, nel senso che bisogna affrontarlo con la mentalità giusta per evitare che il Novara sia ancora più pericoloso. Serviranno intensità, buona circolazione di pallone, velocità e soprattutto molta ambizione».



Gli sembra prematuro tirare le somme, come se non volesse giudicare deludente quest’annata, come se si aspettasse qualcosa in questo finale. Non se la sente, dunque, di fare un bilancio, anche se la Roma, dopo 29 giornate, solo 18 anni fa fece meno punti, con Mazzone in panchina. «Credo che non è tutto bianco o tutto nero, come normalmente si vede in questo in calcio. Noi stiamo portando avanti il nostro lavoro e piano piano, alla fine della stagione, si vedrà cosa abbiamo fatto tutti. Tutti, io per primo e gli altri. Noi continuiamo, mancano queste nove partite e adesso è importante che i giocatori non si rilassino». Non sta a contare nemmeno i pochi gol segnati, solo 6 nelle ultime 6 gare, perché gli interessa altro: «Il problema c’è quando non costruisci occasioni. Non ricordo una partita in cui non ne abbiamo create almeno quattro-cinque, soprattutto in casa».



I difetti del suo gruppo li conosce, però. Urla e si fa sentire in pubblico, dalla panchina. «Io mi arrabbio solo perché voglio di più» ricorda Luis Enrique. Nemmeno a lui è piaciuta troppo la Roma delle ultime gare. «Me la prendo con un giocatore che ha sbagliato, ma lo capisco, perché conosco le difficoltà che si incontrano in campo, essendo stato pure io calciatore». L’asturiano è sereno, pur dovendo toccare argomenti che scottano. «Può darsi che mi fermerò qui dieci anni e non solo cinque come avevo detto in precedenza. E magari anche dopo tanto tempo mi verrà chiesto se i giocatori comprendono quanto gli chiedo. Accadrà, ne sono certo. Perché questa non è matematica, questo è uno sport difficilissimo. E succederà anche al signor Ferguson al Manchester, nonostante sia allo United da una vita, quando la sua squadra non giocherà come chiede lui». Si scalda solo quando gli mettono davanti il , paragone che proprio non ritiene proponibile. Va capito. Perché ripete il concetto da luglio, ma c’è chi non riesce a comprenderlo fino in fondo: «Io non cerco di giocare come Guardiola. E’ impossibile ripetere il modello del
, con quei calciatori e con quella cultura. Non possiamo fare in modo che un giocatore salti quattro-cinque avversari come . O che Iniesta, Xavi, Alves e si passino la palla tra più avversari senza mai perderla. Il gioco del si adatta alle caratteristiche dei suoi giocatori, il mio ai nostri. E’ corretto dire che possa essere simile, perché non buttiamo la palla lunga, perché vogliamo fare un calcio associativo che secondo me avvicina di più alla vittoria e al tempo stesso piace alla gente. Io voglio che sia il gioco della Roma e ci riconoscano per quello».




Ha diverse assenze. Nell’allenamento della vigilia si è fermato , il solito dolore muscolare (l’ecografia esclude lesioni), e solo stamattina saprà se il bosniaco sarà abile. Nel ballottaggio entra anche Viviani, dovendo
(colpo al gomito per lui) arretrare accanto a Kjaer per la
di Heinze e l’indisponibilità di Juan e Burdisso (e Cassetti). Possibile turn over in avanti. Lamela si gioca il posto con Osvaldo, anche perché Bojan, mancando , potrebbe partire dall’inizio. Luis Enrquie non scarica : «Trovo ingiusto parlare di un calciatore per una singola partita. Ognuno va giudicato per quello che fa in una stagione. Tutti sappiamo che nel calcio conta il presente, ma è chiaro che Francesco serve alla Roma. Mi aspetto che continui ad essere un giocatore di riferimento». Francesco, a digiuno da settanta giorni (dal 21 gennaio, doppietta all’Olimpico contro il Cesena), incontra per la prima volta nella sua carriera il Novara. Bersaglio, dunque, da centrare e da aggiungere al lungo elenco da eccellente finalizzatore.