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IL TEMPO (T. CARMELLINI) - La tentazione è forte, ma buttar via tutto a venti giorni dalla fine sarebbe davvero un peccato. Nel «tutto» questanno cè davvero tutto: cè una stagione da dimenticare partita con uneliminazione imbarazzante dallEuropa, due derby persi, tredici sconfitte in campionato e una serie di «imbarcate» come quella di domenica sera a Torino che lasciano il segno.
Poche al momento le cose da salvare di un gruppo troppe volte andato allo sbaraglio e che ha dimostrato ancora una volta di aver meno testa che gambe. E se continuiamo ad assolvere il tecnico dal punto di vista tecnico-tattico (oggettivamente alle prese con materiale in alcuni casi scadente... anche se errare è umano ma perseverare è diabolico), non possiamo fare altrettanto per quanto riguarda latteggiamento e lautostima di questo gruppo. La vera differenza con la Juve (che comunque va a unaltra velocità) è la testa. Il gruppo di Conte ha una cattiveria e un vigore agonistico impressionante: e quella è roba che non si insegna con liPad sul campo. No, quella è una cosa che lallenatore deve trasmettere a una squadra che deve forgiare a sua immagine e somiglianza. Ecco, questo Luis Enrique non lo ha fatto e lalibi offerto dalla dirigenza sulle «mancanze» del mercato è comprensibile, ma non credibile: o almeno non del tutto. Ora, in queste ultime 5 partite, la differenza la deve fare lui. Altrimenti continuare a sostenerlo sarà impossibile.