GASPORT (A. CATAPANO) - E se Luis se ne andrà, Bojan che farà? Se ne farà una ragione? Sopravviverà? O anche lui chiederà di tornare a casa, pregando il Barcellona di
Marziano, sicuri? Che poi, mentore fino ad un certo punto. Luis Enrique lo ha voluto per primo, è vero. Lo ha chiesto subito. Era il suo pupillo e la prima scelta dell'attacco. Era. Perché i numeri stagionali di Bojan raccontano altro: degli attaccanti romanisti è quello con più presenze, ma pure il meno impiegato. È sceso in campo in 29 partite di campionato, ma solo per 1.268 minuti. Tutti i colleghi di reparto hanno giocato di più, e se si allarga il conto alle altre zone del campo si scopre che sono 14 i giocatori con più minuti di Bojan. Perfino Juan, a lungo fuori per infortunio, ha un minutaggio superiore (1.288'). Significa che lo spagnolo ha giocato pochissime partite intere, appena tre: a Genova, in casa con il Chievo e a Lecce. In 11 gare Luis Enrique (che in questi giorni visiona anche Ruben Palomeque, 16 anni, esterno basso, ex Malaga) lo ha schierato nella formazione titolare, 8 volte lo ha sostituito, e in 18 occasioni lo ha fatto partire dalla panchina. Alla faccia del pupillo. Dicono che abbia interpretato tanta discontinuità come mancanza di fiducia, e che ne abbia sofferto. Non ha mai fatto una polemica, perché non è proprio nel suo carattere. Del resto, chi lo conosce lo definisce un ragazzo sensibile. Forse pure troppo. Mercoledì, seduto in uno dei palchetti dell'Olimpico, guardava i tifosi inviperiti intorno a sé come uno appena sbarcato da un altro pianeta. Già, il marziano è lui o gli altri?