AAA cercasi Pjanic. E la Roma vuole quello autentico

20/04/2012 alle 10:18.

GASPORT (A. CATAPANO) - C'è una data spartiacque nella stagione di Miralem Pjanic, il 28 febbraio 2012, un martedì. E c'è anche un luogo, la piccola San Gallo, nella Svizzera che si specchia nel lago di Costanza: poco più di settantamila abitanti, una squadra di calcio che vivacchia da qualche anno tra A e B, ma uno stadio, la AFG Arena, che è un piccolo gioiello di architettura, tanto da aver ospitato, in quel martedì di febbraio, la partita amichevole Bosnia-Brasile.



Quel giorno
I guai di sono cominciati quel pomeriggio. Giocò 81 minuti, piuttosto sottotono, e infatti non doveva nemmeno giocare. Almeno, la Roma gli aveva chiesto se si poteva soprassedere. Lo aveva chiesto a lui, non avendo agganci con la federcalcio bosniaca, ma fu come parlare al muro. Comprensibile, si è mai visto un calciatore che rinuncia alla Nazionale? Ma era auspicabile. Due giorni prima, a Bergamo, aveva mostrato la versione peggiore di sè: abulico, inconcludente, «stranamente pigro», fu la pagella. Certo, non stava bene, era affaticato, aveva noie muscolari. Avrebbe fatto meglio a riposarsi, e le partite successive lo hanno confermato: una settimana dopo, nel derby, addirittura «irriconoscibile» per la Gazzetta. E da allora, era il 4 marzo, complice un doppio risentimento ai flessori, ha giocato solo una partita da titolare (l'ultima, contro l'Udinese, nemmeno troppo bene), è sceso in campo mezz'ora contro il Milan (lì discretamente), e ha saltato clamorosamente la sfida casalinga col Novara (in tribuna) e quella a Lecce (in panchina).



Perché?
Stava davvero così male? Dietro quel «clamorosamente», in realtà, si nasconde un piccolo caso , nato proprio quel 28 febbraio: gli 81' giocati contro il Brasile hanno raffreddato i rapporti con la Roma. Perché da quell'amichevole giocata è tornato affaticato e gli allenamenti fatti come Luis comanda sono stati così pochi da innervosire l'asturiano e i dirigenti, convinti che la soglia di sopportazione del dolore e della fatica del ragazzo sia diventata improvvisamente troppo bassa. E lui, dal canto suo, si considera inattaccabile e anzi nell'ultimo mese e mezzo si sarebbe aspettato di giocare sempre, perciò è indispettito.



Come se ne esce?
Facile: con una grande prestazione a Torino contro la , una di quelle offerte nella prima metà della stagione, che hanno fatto gridare al piccolo fenomeno. Facile, ma giocherà domenica sera? Con che balla tra difesa e centrocampo, Gago che farà il piantone in mediana e Marquinho in grande ascesa, non è così scontato. Lui, certamente, è ansioso di dimostrare che è tornato nel pieno delle sue facoltà. Luis è sicuro che questa Roma a caccia dell'Europa possa farne a meno?