No all’articolo 9, sì ad Abidal

20/03/2012 alle 08:53.

IL ROMANISTA (M. MACEDONIO) - «Siamo tutti con te» c’è scritto, in rosso, sulla maglia bianca con la quale i giocatori, quelli della Roma, entrano in campo per il riscaldamento. Il messaggio è ovviamente per Eric Abidal e Fabrice Muamba, entrambi “in lotta per la vita” – come ricorda lo speaker dello stadio, tra gli applausi e

Li vedi, infatti, i tanti bambini portati per mano, con addosso quell’emozione che conosciamo bene, per averlo visto, quel gesto e quel rito, ripetersi negli anni e attraversare tante e tante generazioni. Come quelle che si sono avvicendate nella lettura di Topolino. E, nel giorno in cui proprio Mickey Mouse sfoggia la sua maglietta giallorossa con il numero 1, tra Mark Pannes e Franco Baldini, in quel di Disneyworld, non sono ammessi scherzi, da parte della squadra, né disattenzioni. E’, come sempre, piena, la Sud. Ma lo sono, per buona parte, anche la curva Nord e la tribuna Tevere. Al fischio d’inizio, uno striscione, nello schierarsi apertamente con le scelte societarie, ricorda come sia giusto, e importante, continuare a credere in un posto che consenta di tornare a giocare una coppa continentale: «Appoggiamo le vostre idee – c’è scritto. – Ma la nostra voce merita sfide europee». Più chiaro di così. Del resto, quale migliore occasione per recuperare tanti punti, tutti insieme, sia a chi ci precede, come Lazio, e Udinese, rispetto alle quali ci si può portare a 3-4 lunghezze (probabilmente un’inezia, quando ci sono ancora in palio 30 punti), ma anche a chi sta dietro, o accanto, come l’Inter e il Catania, staccabili a loro volta di altri 3 punti. Sembrano quasi raccogliere quell’invito, i giocatori giallorossi.

Pronti, via, infatti, e la Roma è già in vantaggio. Ci pensa Osvaldo, quando le lancette non hanno ancora terminato il terzo giro dei minuti. E la curva risponde, alla sua maniera. Con i cori di sempre, e il sostegno ininterrotto. Scorre via, il primo tempo, con la Roma che crea tanto, in termini di occasioni, ma spreca anche tanto. Non facendosi mancare, come da copione, qualche momento di sofferenza di troppo. Cosa che si ripete nella ripresa. Roma che continua a macinare, anche sulle ali della spinta che le arriva dalla Sud («No all’articolo 9», si leggeva su più di uno striscione, polemica contro la tessera del tifoso e la legge Amato), e che prova a controbattere, rendendosi pericoloso in più di un’occasione. La curva capisce e, semmai ce ne fosse bisogno, dà ancora più voce al proprio incoraggiamento. In tribuna, il capitano segue con qualche apprensione lo scorrere dei minuti. Ma la squadra c’è, e fino alla fine dimostra di riuscire ad essere concentrata, nonostante il risultato non si schiodi dal vantaggio di misura e i tentativi di arrivare al raddoppio si susseguano fino all’ultimo respiro. “Vincerle tutte”: è quella frase, pronunciata otto giorni fa negli spogliatoi del “Barbera”, che probabilmente riecheggia stasera nella testa dei giocatori, per tutta la durata della gara. E allora, cominciamo da stasera. Quando Giannoccaro fischia la fine, c’è la conferma che la prima della serie è arrivata. E sabato, a Milano, si riparte… Grazie, Roma.