La Roma non molla, ma cambia. Per vincere

06/03/2012 alle 09:52.

IL ROMANISTA - Guai a considerare la stagione finita. Guai ad arrendersi adesso, a mollare. A pensare già all’anno prossimo. A Trigoria, il giorno dopo il derby, è questo l’imperativo. Luis Enrique non c’è, la squadra neppure, i dirigenti sono sempre lì. Al loro posto. A interrogarsi su ciò che non va. A cercare di capire come poter

Se la Roma avesse giocato diversamente e vinto le trasferte in Toscana e Lombardia, se non avesse pareggiato in casa col e se non fosse crollata a Cagliari il ko nel derby sarebbe stato vissuto diversamente. Con delusione e amarezza, come è normale che sia quando perdi contro una squadra il cui allenatore fino al giorno prima era un dimissionario e che ancora non sa chi sia il suo capitano. Ma la cosa sarebbe finita lì. Invece i risultati pessimi di questo inizio d’anno, l’eliminazione dalla Coppa Italia, il ricordo della debacle in Europa League e del derby d’andata sono ancora lì. Vivi. E fanno pensare. Fanno mettere in discussione quello che è stato e persino quello che sarà.

Sarebbe l’errore più grave cedere alle sensazioni del momento. A Trigoria ne sono convinti. Per questo tutti supporteranno l’allenatore nel miglior modo possibile e per questo la squadrà sarà richiamata alle sue responsabilità. Servono gioco e carattere. Servono punti. Lo chiedono i tifosi. Lo dice al Romanista anche Arrigo Sacchi, uno che venticinque anni fa veniva considerato un pazzo o, nel migliore dei casi, semplicemente un incompetente e invece ha rivoluzionato il calcio. Uno che apprezza Luis Enrique, in vita a puntare ancora su di lui ma dice anche che «ci vogliono giocatori funzionali al suo gioco». Quali e quanti di quelli che ci sono oggi a Trigoria lo sono? Domande che la Roma si fa. Alcuni calciatori hanno deluso, altri (vedi ) sono stati e continuano ad essere una profonda sorpresa, altri hanno fatto il loro tempo in giallorosso e altri ancora devono ancora dimostrare di che pasta sono fatti. Ci sono dodici partite a disposizione per dare una risposta a tutte queste domande. C’è una stagione da portare a termine non solo dignitosamente, che è il minimo, ma anche con qualcosa da centrare per il futuro. Per l’anno prossimo. Che non sarà interlocutorio come questo. E in cui l’alibi (copyright ) della ricostruzione non ci sarà più. E probabilmente sarà una fortuna