REPUBBLICA.IT (M. PINCI) - Contro un tabù, anzi due. Luis Enrique, domenica a Bergamo, non potrà più sbagliare: Baldini e Sabatini hanno iniziato per la prima volta in questa settimana a parlare di obiettivi concreti, indicando la Champions League come un traguardo, se non fondamentale, almeno accessibile per la Roma di oggi. Per muovere un altro passo verso l'Europa, però, l'asturiano dovrà prima di tutto tornare a vincere in trasferta, un risultato che manca addirittura dall'ultima del 2011: Bologna-Roma. Ma la vittoria passa soprattutto per l'assenza di Francesco Totti: quasi una sentenza, sin qui, per l'asturiano.
SENZA IL CAPITANO 5 K. O. IN 7 MATCH - Vincere senza Totti. Fino a oggi, a Luis Enrique, è successo di rado. Soltanto due volte, nelle gare in cui il capitano non ha giocato neanche un minuto: in casa col Palermo, decisivo Lamela, e a Novara, trascinato da Bojan e Osvaldo in una sfida senza troppi lampi. Per il resto, soltanto sconfitte soltanto, sconfitte: cinque addirittura, sulle sette gare totali, meno di un punto a partita di media senza il capitano. Che, non certo per un caso, coincide con il periodo peggiore di Luis a Roma, dal derby perso al 93' fino al doppio capitombolo contro Udinese e Fiorentina che aveva fatto scricchiolare anche le sue certezze. Evidenziando, invece, la Totti-dipendenza della Roma.
Una dipendenza che spiega perché da Roma Juve - gara del rientro del numero dieci in campo dal primo minuto - fino a Roma-Parma, Luis non abbia mai rinunciato a lui dal primo minuto: 11 gare di fila (a Catania aveva saltato il recupero degli ultimi 25 minuti perché sostituito nella gara sospesa). E a cui adesso Luis si troverà a dover trovare una cura. Fin da subito: in assenza di Totti fino a oggi ha sempre schierato Pjanic sulla trequarti, o in alternativa - quando non ha avuto il bosniaco a disposizione - Lamela. A Bergamo, potrebbe riproporre la prima soluzione, magari facendo debuttare Marquinho a centrocampo, o rispolverando Simplicio, già decisivo all'andata. Nel secondo caso, giocherebbe un tridente con Lamela dietro Borini e Osvaldo. L'uomo giusto per infrangere un altro tabù.
TABÙ TRASFERTE, LUIS SI AGGRAPPA A OSVALDO - Bologna-Roma 0-2, rete di Taddei e di Osvaldo, migliore in campo. Quel giorno, il 21 dicembre, l'ultima vittoria della Roma di Luis Enrique in trasferta. E, anche, l'ultimo gol del bomber argentino. Ma se per Dani da quel giorno non ha giocato neanche una gara intera (mezz'ora a Siena, 70 minuti con il Parma), la Roma nel 2012 ha fallito quattro impegni su quattro fuori casa: Catania - nonostante il "doppio" tentativo - poi Juventus in coppa, Cagliari e Siena, tre lezioni pesantissime dal punto di vista del gioco e del risultato. In tutto, 2 soli gol fatti, entrambi a Cagliari, e addirittura 9 subiti. Abbastanza per parlare di incubo trasferte, almeno nel nuovo anno. Chissà se il rientro di Osvaldo dal primo minuto servirà a sciogliere l'incantesimo: proprio il centravanti italo-argentino ha lasciato il segno sulle ultime vittorie romaniste lontano dall'Olimpico: a Bologna, appunto, ma anche a Napoli, nell'1-3 alla squadra di Mazzarri suggellato proprio dal piede dell'attaccante voluto a tutti i costi da Luis. Che, contando anche il derby giocato "in casa" della Lazio, ha un rendimento migliore nelle gare in trasferta: 5 reti contro le 2 nei match giocati nel "suo" stadio. Un motivo in più per sperare. Anche senza Totti.