
GASPORT (R. PALOMBO) - Potere del traumatico digiuno di martedì, lo 0-3 di Coppa Italia con la Juve, o della scoppiettante rimpatriata di mercoledì, la cena di squadra e dintorni che tante polemiche ha sollevato nella capitale? Difficile a dirsi.
Certo però il risultato: Roma con le ruote sgonfie, distratta e pasticciona. Un'occasione che il Bologna potrebbe anche sfruttare per intero e che si traduce in un 1-1 sintetizzato dal botta e risposta tra Di Vaio e Pjanic intorno al quarto d'ora del secondo tempo. Prima e dopo, palle gol clamorose, sprecate in quantità industriale: due volte Di Vaio e una Raggi per il Bologna, una volta per uno i subentrati Bojan e Simplicio per la Roma. Come a dire che se c'è una squadra che di misura avrebbe meritato la vittoria, questa è il Bologna. Alla faccia del solito 64% di possesso palla Roma, dopo questa battuta d'arresto di nuovo sull'orlo di una «stagione anonima». Proprio come teme Luis Enrique.
Flop Si tratterà naturalmente di una pura e semplice coincidenza, ma i peggiori della Roma sono stati Lamela e Bojan che lo ha sostituito, due tra i più chiacchierati della particolare settimana giallorossa. Passi per Lamela, che è un pupo talentuoso e come tale ha diritto di lasciare il segno non solo nel bene, lo aveva fatto col Cesena, ma pure nel male. Anche Bojan è giovane, ma ha un vissuto alle spalle diverso, da campione già affermato. Qui, tra un'indolenza e l'altra, non inquadra quasi mai la porta e quando lo fa, sull'assist più bello di Totti, è per centrare il corpo di Gillet. Roma che stavolta accusa più l'assenza di Osvaldo che quella di De Rossi. Totti dura un'ora in cui corre e si danna più di tutto il resto della compagnia, poi implode. Buon per la Roma che a quel punto sale in cattedra Pjanic, dalla punizione-capolavoro dell'1-1 al quasi gol, col tap in divorato da Simplicio.
Record Uno (di stupidità) lo stabilisce quella parte di curva Sud che disturba e non poco il minuto di raccoglimento alla memoria di Oscar Luigi Scalfaro. Un altro, statistico, appartiene a Luis Enrique, che bissa per la prima volta dopo 20 giornate una formazione, la stessa Roma che ha asfaltato il Cesena. Buona idea, ma c'è il tradimento della difesa titolare: Juan si perde Di Vaio tre volte e una è di troppo, Rosi e Taddei salgono ma solo per far confusione e anche Stekelenburg sbaglia sul gol di Di Vaio. E' il solito 4-3-3 spensierato, dove la fase difensiva è curata per modo di dire e quella offensiva non appena cala l'intensità è priva di sbocchi.
Applausi Al Bologna di Pioli, uno che, prima di sbattere su Zamparini, piaceva tanto ai nuovi dirigenti della Roma. Trentanove giorni dopo lo 0-2 casalingo (il recupero della prima di campionato), ecco una squadra nuova nel modulo, con la difesa a tre, e nello spirito. Per portare avanti un pressing come quello di Perez, Mudingayi e (soprattutto) Taider, ci vogliono testa e gambe. Il talentino francese, 20 anni tra un mese, sul quale la Juve ha già messo le mani, impressiona per la semplicità con cui gestisce traffico e palloni alle spalle di Di Vaio. Ci fosse stato anche lo squalificato Ramirez, la Roma non l'avrebbe fatta franca.