IL MESSAGGERO (R. RENGA) - De Rossi rappresenta il legame con lo sport che fu, immagini color seppia, le radioline e il panino con la frittata allOlimpico. La Roma americana, infine, perdendo lui incasserebbe una grave sconfitta. Mai un calciatore come De Rossi ha lasciato a parametro zero, gratis per essere chiari, la sua squadr
Detto questo, dobbiamo chiederci: De Rossi può fare a meno della Roma? Non è bello entrare nella sfera privata di una persona, anche se si tratta di un calciatore famoso e dunque di un personaggio pubblico. Non lo facciamo, rispettando De Rossi come lui ha sempre rispettato tutti. Dunque, niente mozione degli affetti. Ci limitiamo a ricordargli che Manchester non è Roma (grazie...), che andando da quelle parti non sarebbe poi così sicuro di vincere: Mancini non è stato eliminato da Mazzarri? Che in Inghilterra il calcio è diverso e di gente che non ha paura se ne trova ad ogni angolo; che gli inglesi in quanto tali sono più freddi e non gli regalerebbero trionfi come quello che lha fatto rabbrividire domenica. Altro non possiamo.
Perché il City ha sedotto, a quanto pare, il suo taciturno manager Berti e potrebbe sedurre pure lui in modo mercantile, ma concreto: non con un mazzo di rose rosse, ma con una barca di soldi. Però, già che se ne parla, è qualcosa. Vuol dire che la strada non è interrotta. Prendiamo per buone le parole del direttore Franco Baldini, per il quale la partita è ancora aperta. Prendiamo per buona anche larrabbiatura del nuovo capo Jim Pallotta, che non vuole passare alla storia come luomo che ha perso De Rossi. Mettiamo insieme le parole delluno e lira dellaltro e vediamo che cosa ne viene fuori. Un rilancio, per esempio.
Partita aperta? La Roma cali sul piatto una manciata di fiches. Non bastano? Allora provi a offrirgli un contratto a vita, prima come giocatore e poi come dirigente o allenatore. Potrebbe funzionare. Ci provi, almeno. Uno spiraglio si vede, esiste.
(...) La canzone che non vorremmo sentire è «Arrivederci Roma». Temevamo di ascoltarla sette anni fa, quando il Real spedì a Totti la maglia bianca numero dieci e un contratto quasi in bianco, ma Francesco, dopo averci pensato e afferrato la penna per firmare, visto un cestino, prese la mira e fece canestro. Totti era il capitano e lo è. De Rossi, facendo come lui, ne sarebbe lerede naturale, giusto, perfetto. (...)