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IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Lui, Daniele De Rossi, ha sempre dichiarato di coltivare un sogno su tutti: vincere lo scudetto con la Roma, la squadra del suo cuore. È stato campione del mondo con lItalia nel 2006, è salito così sul tetto più alto della sua professione, ma, da romano e romanista, ha sempre messo in cima a tutto la vittoria del campionato
Era un ragazzino bravo tecnicamente, furbo, intelligente ma dal fisico ancora esile: ecco perchè nel settore giovanile giallorosso i primi anni faticò moltissimo a ritagliarsi uno spazio. Poi, allimprovviso, una doppia svolta, prima fisica e poi tecnica: Daniele, arrivato ormai in Primavera, da giovanotto diventò uomo e da attaccante diventò centrocampista. Un gran bel centrocampista, al punto che Fabio Capello, mica uno qualsiasi, non ci pensò un attimo a portarlo in prima squadra. Da lì al debutto in serie A, un passo brevissimo. E da quel debutto al posto fisso, e poi alla fascia di (vice) capitano, il capitano del futuro, un altro salto al volo. Carriera curiosa, la sua: Capello lo fa esordire diciottenne tra i professionisti - e con lo scudetto vinto il 17 giugno 2001 sul petto - il 30 ottobre di quellanno, facendolo entrare al posto di Ivan Tomic nel secondo tempo della partita Roma-Anderlecht (1-1) di Champions League. [...]
Il 10 maggio dello stesso anno viene schierato per la prima volta da titolare e realizza il suo primo gol in A nella partita dellOlimpico contro il Torino (3-1). Ad oggi, De Rossi, 28 anni compiuti lo scorso luglio, ha giocato 373 volte con la maglia della Roma, con 265 presenze in campionato: nella classifica dei romanisti di tutti i tempi ha già superato Ago Di Bartolomei, ora va allassalto di Sebino Nela, 281 partite. A patto, ovviamente, di restare ancora in giallorosso. Ciò che sembrava impossibile anche solo immaginare, cioè DDR lontano dalla Roma, pian piano è diventata unipotesi da prendere in (seria) considerazione. «Se fosse per me, firmerei per la Roma a vita, anche fino al 2030», disse in unintervista a Il Messaggero il 2 febbraio del 2007, prima di rinnovare lattuale contratto, «Io credo che nella Roma il capitano sia una persona speciale e, per questo, non potrà mai essere uno dei tanti: non dico che obbligatoriamente deve essere nato a Roma, ma se è romano e romanista è meglio». Il suo contratto, oggi, più che in scadenza è già scaduto: Daniele ha parlato apertamente della sua posizione poche volte, e spesso lha fatto indossando i colori della Nazionale. Come accaduto ad inizio ottobre a Coverciano. «A volte se ne parla un pochino a sproposito, a volte vengono tirate in ballo cifre non esatte e questo mi dispiace. E proprio perchè se ne parla tanto io tendo a non parlarne mai. Ma sono convinto che arriveremo ad una soluzione che accontenterà tutti», il suo virgolettato. E ancora. «Non ho mai messo pressione alla Roma, tipo: entro questo giorno voglio aver firmato il contratto sennò firmo con unaltra squadra.[...]