Roma flop, il modello Barça è esportabile?

05/12/2011 alle 08:24.

GASPORT (A. DE CALO') - NÌ Nel mondo globalizzato si può esportare di tutto. Però dipende. Andare a vendere gelati e ghiaccioli agli esquimesi, non è un'idea destinata a fare gol. E' improbabile che in Nord Corea si possano fare grossi affari con le auto di lusso, o che i tablet di ultima generazione vadano a ruba tra gli indigeni dell'Amazzonia. Sono esempi estremi. Il caso di Luis Enrique alla Roma non è così fatalmente destinato al fallimento, però la strada dell'asturiano è brutalmente in salita.

Tutto quello che non rientra nell'alveo del calcio italianista ha sempre avuto un tratto di eresia. E' stato eretico Zeman, col suo eterno veloce e offensivo: poco incline ad adattare schemi e atteggiamenti alle leggi del risultato o del fattore campo. Il boemo è andato avanti per la sua strada, lavorando meglio con giovani affamati e sconosciuti piuttosto che con campioni affermati. E' una costante che accompagna quelli che spingono verso un cambio di mentalità.



Anche Arrigo Sacchi, nel Milan degli Anni Ottanta, si è presentato con un modello eretico e non avrebbe mai cambiato il calcio se, prima di imporsi, nei momenti di difficoltà non fosse stato apertamente sostenuto dal club rossonero. E' impossibile capovolgere mentalità radicate negli anni con brevi tratti di bacchetta magica. Servono giocatori giusti, capaci e disponibili per realizzare piccole rivoluzioni. Il modello del di Guardiola è molto intrigante. Clonarlo è impossibile. Si può esportare e lavorarci sopra per adattarlo alla realtà italiana. Bisogna tenere la barra dritta, governare i big e convincere gli scettici con i risultati. Un lavorone. Altrimenti il rischio di sprofondare nel guado aumenta man mano che scorre il tempo.