Possesso palla, entusiasmo e fiducia in Luis Enrique. Una squadra stile Barcellona

23/12/2011 alle 09:07.

CORSERA (L. VALDISERRI) - «Tutti al mare, tutti al mare, a mostrar le chiappe chiare!». Francesco Totti, in versione Gabriella Ferri, sapeva cosa stava cantando mentre usciva dal «Dall'Ara» di Bologna. La vittoria contro i rossoblù — unita al pareggio contro la Juve e la vittoria a Napoli — ha fatto meritare un premio ai giallorossi. Luis Enrique, particolarmente soddisfatto della qualità del gioco, ha

Alla Roma — società, staff tecnico, giocatori — sanno bene che la strada da percorrere è ancora tanta. La classifica dice ancora sesto posto, la distanza dall'ultima poltrona utile per la zona è ancora di 8 punti, battere il non è come aver messo k.o. il Real Madrid. Però tre fatti incontestabili fanno pensare a un risveglio giallorosso: 1) il legame tra allenatore e squadra, che non è mai mancato fuori dal campo, ora è visibile anche e soprattutto nel gioco proposto; 2) una serie di scelte di Luis Enrique e del d.s. (Osvaldo, Lamela, ) stanno dimostrandosi azzeccate e si sono fuse con il cuore romano e romanista ( e ); 3) la «piazza», che tanto può influenzare il rendimento della squadra, ha ritrovato l'entusiasmo dei primi tempi per il «progetto» della nuova società.

I dati della gara contro il (gentilmente forniti dall'Ufficio stampa della Roma e da Panini Digital Project) possono essere descritti come «barcellonisti».
Possesso palla: 67%; supremazia territoriale 69%; passaggi riusciti 74%; giocate utili 70%; tiri verso la porta avversaria 16; occasioni da gol 9. Tutto questo in trasferta e in vantaggio per 2-0, perciò contro un avversario che doveva recuperare. regista arretrato e regista avanzato sono stati il cuore della manovra: 103 palloni giocati il primo, 98 il secondo. E pensare che qualcuno a Roma, in malafede, aveva parlato di un Luis Enrique «italianizzato». La verità è che l'allenatore asturiano, attraverso il lavoro quotidiano, è riuscito a convincere la squadra della bontà del suo progetto. I giocatori ci hanno messo la qualità e qualche consiglio importante. Già contro il c'erano stati numeri importanti, come i 17 tiri verso la porta avversaria.

Ma le statistiche, gli schemi e i moduli non sono tutto nel calcio. Tra Luis Enrique e il gruppo — tranne rare eccezioni — si è formato un «circolo virtuoso» che fa ben sperare, soprattutto per il futuro. In occasione della gara di (mercoledì alle 20.45), l'asturiano ha provato un esperimento: non ha portato la squadra in ritiro il giorno prima e l'ha fatta partire la mattina stessa. I giocatori hanno guadagnato una notte in famiglia, il rendimento non è calato. Anzi, è arrivata la prima vittoria contro un avversario «pesante». I giocatori hanno gradito.

Last but not least la capacità di unire il coraggio sui giovani (Lamela e Viviani del '92, e Bojan del '90) e il recupero di «vecchi» come Taddei e Simplicio che sembravano da rottamare. «Non guardo la carta d'identità» disse Luis Enrique in ritiro, a Riscone di Brunico. Era la verità.