GASPORT (M. CALABRESI) - Il Luis Enrique arrivato ieri sera a Bologna è sorridente, forse un po' infreddolito, ma sicuramente con il cuore caldo e tanta fiducia in più. Rispetto a 17 giorni fa, quando la Roma sprofondava a Firenze e con lei la pazienza di una città intera e rispetto anche a quel 28 agosto, giorno in cui la Roma da
Caccia al bis Lo spagnolo, però, dopo Napoli è in vena di strenne per tutti, dal collettivo ai singoli; la vittoria, se non altro, lo ha messo di buon umore, che diventerebbe ottimo se stasera ne arrivasse un'altra. «È più facile essere motivati contro una grande ammette . Ma la chiave di tutto è avere sempre la stessa ambizione». Anche perché non bastano due partite per far alzare definitivamente la nebbia: «La classifica è quella che meritiamo, ma stiamo vedendo una Roma completa, e anche a Bologna mi aspetto lo stesso. Se diamo la stessa importanza alle due fasi, attaccando e difendendo tutti insieme, avremo molte possibilità di vincere. Voglio vedere la Roma dei primi minuti di Napoli, perché abbiamo vinto, ma la fortuna ci ha dato una bella mano».
Carrellata Dopo la «letterina» ai suoi giocatori, è il momento di vuotare il sacco sul tavolo e distribuire parole coi fiocchi per tutti. Iniziando da Osvaldo, un po' croce, un po' delizia: «Lo abbiamo preso per il suo rendimento sportivo, e per la sua personalità vincente». E se a volte è stata troppa, pazienza. Poi Lamela: «Ha 19 anni e tantissima fame: adesso può giocare anche terzino o difensore centrale, perché ha voglia di farlo. E mi piacerebbe pure vederlo come interno di centrocampo, in futuro non escludo che ci possa giocare». Tocca a Juan: «Non lo scopro io: aveva un problema fisico, ha lavorato a parte e ora ha fatto le ultime due partite a un livello molto buono». Non resta a mani vuote neppure Simplicio: «Per noi è un esempio, ma anche una sorpresa. Non pensavo fosse così forte». Su Taddei, il picco massimo: «Si allena come un matto, fa una vita da professionista, e per noi ora è importantissimo. È un terzino difficile da superare». A Natale siamo tutti più buoni: ieri buono (e sincero) lo è stato Luis Enrique, oggi tocca alla Roma.




