Il nostro 2011 (aprile-maggio-giugno)

28/12/2011 alle 09:39.

IL ROMANISTA (M. IZZI) - Il nostro trimestre inizia in Toscana, dove il 1 aprile, Thomas Richard DiBenedetto ha un incontro lampo con Franco Baldini. In città non si è ancora spenta l’eco della visita del “presidente in pectore” al Roma Club Testaccio. Un atto fortemente simbolico che sottolinea la volontà del gruppo che sta tentando di rilevare il pacchetto azionario dell’AS Roma d’innovare salvaguardando la tradizione. Che gli america


ha un incontro lampo con Franco Baldini. In à non si è ancora spenta l’eco della visita del “presidente in pectore” al Roma Club Testaccio. Un atto fortemente simbolico che sottolinea la volontà del gruppo che sta tentando di rilevare il pacchetto azionario dell’AS


Roma d’innovare salvaguardando la tradizione. Che gli americani abbiano le idee estremamente chiare sull’organigramma societario da varare una volta

al timone, appare evidente anche dalla dichiarazione rilasciata l’ indomani da : «A DiBenedetto ho dato la mia disponibilità per ricoprire l’incarico


di direttore sportivo della Roma, ma a tutt’oggi non ho ancora firmato alcun contratto». Per quanto riguarda la squadra, il 3 aprile, in occasione del match con la ,
 la dedica una coreografia a che ricorda molto quella che salutò Roberto Pruzzo nel 1988, con 201 striscioni con il nome del capitano, per salutare i suoi “18 anni d’amore” e i 201 centri in serie A. il risultato del match con i bianconeri, rimane però stregato, un 2-0 che fa doppiamente male visti i concomitanti scivoloni di Lazio e Udinese che avrebbero realmente potuto riaprire i sogni degli uomini di Montella. I rimpianti, se mai fosse possibile, aumentano ancora di più dopo l’esito della trasferta in Friuli. La Roma batte l’Udinese, diretta avversaria per il visto dell’ Europa che conta, portandosi a soli tre punti dai bianconeri. La gara è un romanzo di Salgari con continui colpi di scena al cardiopalma. Passata in vantaggio al 12’ della ripresa in seguito ad un calcio di rigore assegnato per un nettissimo fallo su Pizarro (e trasformato da con un “cucchiaio” da manuale), la Roma subisce il pareggio a due minuti dal termine dei tempi regolamentari con l’immancabile Di Natale. Al secondo minuto di recupero arriva il raddoppio dell’Udinese, annullato però per un fallo di mano di Asamoah. E’ però al 49’ che le radioline dei tifosi romanisti schizzano in aria. Al quarto e ultimo minuto di recupero è ancora a firmare il tabellino dei marcatori. 

Il 15 aprile, intanto, gli eventi che porteranno all’ acquisizione della Roma da parte del gruppo americano, vivono una nuova tappa fondamentale. Mentre le voci dell’imminente divorzio tra Carlo

e il Chelsea fomentano ancora di più le attese, innescando una deduzione causa-effetto priva di fondamento, nel Massachusetts, e precisamente a Boston, tutto è pronto. James Pallotta, DiBenedetto, gli avvocati
, Cappelli, Tesei e Lo Curto e una buona pattuglia di giornalisti italiani, sono pronti a fare la propria parte. La trattativa è, fino all’ultimo, laboriosissima. Quando in Italia ci si avvicina alla mezzanotte del 15 aprile, le dirette radiofoniche delle principali trasmissioni dell’etere “giallorossa” iniziano ad annunciare


che al 34 piano del grattacielo in cui la vicenda si sta consumando, si sta allestendo la sala stampa, tra bandiere americane e la maglia numero dieci di . L’annuncio, in uno stillicidio difficile da dimenticare, slitta ancora per sette, interminabili ore, poi, quando in Italia è da poco passata l’una del 16 aprile, arriva lo storico
“The deal is done”, pronunciato da DiBenedetto. Tra le dichiarazioni di rito, non sfugge un altro concetto del futuro presidente: «Non mi sarei mai aspettato la passione dei tifosi e della stampa che ho vissuto sulla mia pelle a Roma: tutta questa emozione mi ha convinto ad andare

avanti in questo affare».
 La giornata del 16, già fondamentale per il futuro della Roma, vive però un secondo atto di ben altro tenore. Alle 18:00, allo Stadio Olimpico, la Lupa affronta il Palermo. I siciliani vengono da quattro sconfitte esterne consecutive, la Roma è in trend positivo, l’occasione sembra assai ghiotta per concretizzare un nuovo abbordaggio all’Europa. Una volta assistito al gol del vantaggio di , però, i tifosi iniziano a rendersi conto che le stelle sono tutt’altro che allineate nella giusta traiettoria. Al 41’, tanto per iniziare, viene assegnato un rigore tragicomico al Palermo: Pinilla tenta la rovesciata (appoggiandosi su Burdisso, tanto per gradire) e la cicca clamorosamente. L’arbitro Romeo di Verona, forse impietosito dalla figura fantozziana del palermitano, concede il calcio di rigore che porterà in equilibrio il match. Segue a questo punto un festival di almeno tre occasioni da rete non concretizzate da Menez. Almeno, però, il

francese ci prova, mentre Vucinic, al 60’, ha il potere di mandare in bestia l’intera tifoseria giallorossa. Menez parte sulla destra, dove ha un’autentica prateria davanti a se, vede il montenegrino, completamente libero e gli serve una palla che avrebbe solo bisogno di essere appoggiata in rete. Vucinic, forse alla ricerca del colpo poderoso, forse poco attento, spedisce invece sulla luna. All’83’, un contropiede del Palermo viene invece concretizzato portando gli ospiti in vantaggio. La beffa si completa poi, all’89’, con la terza rete rosanero e nel recupero con uno splendido e paradossale gol di Vucinic. A rendere ancora più sanguinanti le ferite, penserà, tre giorni più tardi, la sconfitta di misura contro l’Inter, registrata all’ Olimpico nella semifinale d’andata della Coppa Italia (che dopo il pareggio dell’11 maggio a San Siro, ratificherà purtroppo l’eliminazione dei nostri). In campionato, invece, al rovinoso match con il Palermo seguono due vittorie (contro Chievo Verona e Bari, il 23 aprile e 1 maggio). Il 7 maggio, poi, le ultime chance romaniste s’ incrociano con le ambizioni del Milan, che all’Olimpico viene a cercare il punto che le consegnerebbe matematicamente lo scudetto. Ne viene fuori un pareggio a reti bianche con le occasioni migliori dei giallorossi capitate ancora una volta sui piedi di Vucinic, che a onor del vero trova sulla sua strada un grande Abbiati. A Catania, il 15 maggio, non è proprio aria di miracoli. Dopo appena quattro minuti Juan deve cedere il posto a Loria (che il suo personale miracolo lo farà siglando la rete che dopo 13’ ci porta in vantaggio), finirà con un malinconico 2-1 per i padroni di casa.

Il campionato 2010/11, termina il 22 maggio, con la gara che ci oppone ad una Sampdoria già retrocessa. La Roma invece deve ancora conquistare la qualificazione all’Europa League. Nonostante il divario di motivazioni, al 26’, i blucerchiati vanno in vantaggio con Mannini. Quattro minuti dopo è , un autentico castigo divino in questo finale di torneo, a ristabilire l’equilibrio. La vittoria non sfuggirà grazie al raddoppio di Vucinic e ad una nuova, terrificante bordata del capitano che va a segno da oltre 30 metri. Non c’è tempo, però, per guardare al passato e fare bilanci, la nuova Roma ha un lavoro improbo da onorare al meglio, quello di ricostruire una rosa vincente partendo da una profonda rivisitazione dei suoi quadri. Tassello fondamentale di questo lavoro è l’annuncio del nuovo tecnico. Dopo giornate frenetiche, il 7 giugno il Club annuncia l’ingaggio di Luis Enrique, tecnico del B. Il disegno della nuova Roma, comincia a prendere forma, mentre il 9 giugno, Vincenzo Montella saluta portando con sé l’affetto immutato degli appassionati romanisti. Tre giorni dopo, il 12 giugno, la Primavera diventa Campione d’Italia.