TRS (A. CIARDI) - Di neologismi, citazioni e giri di parole, spesso ridondanti, ne è pieno il mondo. E anche Trigoria. Sarebbe banale affermare che la vera rivoluzione si attua con la normalità. Ma affermarlo, per quanto banale, non è del tutto inutile. Luis Enrique non ama stupire per il semplice gusto di farlo.
Va bene anche che in virtù di questa ipotesi la Roma possa lasciare sui vari campi punti in classifica. Perdere per paradosso può essere propedeutico a lusinghieri risultati futuri....purché non ci si abitui troppo ai cattivi risultati. Ma se si deve costruire, appurato che a centrocampo il trio De Rossi-Gago-Pjanic funziona come pochi altri in Serie A (non sono tante le squadre che si possono permettere una seconda linea simile), forse è il caso di considerarlo il primo punto fermo. Poi arriverà l'assetto migliore in attacco, aspettando la crescita di gente come Lamela e Bojan, o la quadratura del cerchio in difesa, che passa anche attraverso il mercato di gennaio. Luis Enrique non è un fenomeno da baraccone, ma un professionista serio che crede nel lavoro e nelle sue idee. Giusto che le porti avanti. Ha commesso un errore a Udine. E la fiducia nei suoi confronti è calata. Perché fisiologicamente aldilà degli intendimenti, anche i più convinti dal nuovo progetto Roma vorrebbero vedere qualche risultato in più. Sarebbe, per lui ma soprattutto per la Roma, se si perseverasse in un errore evitabile, una pezza d'appoggio in meno in un momento delicato in cui anche gli accessori risultati non giocano a favore della pazienza.
VAI AL SITO DI TELERADIOSTEREO 92.7