LEGGO (F. MACCHERONI) - Nel suo giorno più lungo Luis Enrique non è sbarcato in Normandia per vincere la guerra, ma sicuramente è sbarcato in una spiaggetta in cui ha trovato riparo dalla tempesta. Ha preso un punto con la Juventus e molti punti fra i tifosi della Roma che allingresso in campo per la prima volta lavevano fischiato. L.E. per una volta ha preferito la normalità, che a tratti con lui sembra una strada faticosa. Non è stata e non poteva essere una Roma credibile in assoluto. Troppi giovani insieme, troppe situazioni demergenza. Ma con Viviani e Greco nei ruoli di Gago e De Rossi, L.E. ha disarmato il centrocampo della squadra più in forma del campionato. E in difesa, pur con qualche passaggio a vuoto, ha inghiottito Matri, Pepe e poi Quagliarella.
È piaciuta la scelta di insistere sui giovani e lasciare i ritagli a Simplicio e Perrotta. Come il sereno commento su Osvaldo, uscito dal campo furioso. Borriello è stato liquidato definitivamente. Ma ne ha la facoltà. Forse ha capito che non essere schiavi del risultato non significa essere per forza schiavi della rivoluzione.