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CORSPORT (F. BANDINELLI) - In Argentina ci aveva provato a vivere la sua vita come Steve Mc Queen, ma undici gol realizzati con la maglia dell'Huracan non gli bastavano. Daniel Osvaldo aveva appena 19 anni e una vita davanti. Eppure quella vita spericolata, fatta di emozioni e adrenalina rincorrendo il pallone in area, magari condita con qualche piccolo eccesso, in fondo, gli era sempre piaciuta.
LA FERRARI - Ha cominciato a prendere fiducia appena arrivato a Firenze, nell'estate del 2007. Già, perché nonostante Cesare Prandelli, allora tecnico dei viola, lo utilizzasse con il contagocce per non caricarlo di eccessive responsabilità, la doppietta realizzata al Livorno nel giorno del suo debutto in A gli fece togliere il freno a mano. Tanto che, per festeggiare acquistò una... Ferrari che, qualche tempo dopo, mentre il suo allenatore cercava di convincerlo a venderla, Osvaldo raccontò che gli era stata prestata da un amico.
LA ROCKSTAR - Rideva sempre, Daniel e scherzava ogni volta che poteva. Se non avesse fatto il calciatore, raccontava sempre, avrebbe fatto la rock star, perché in fondo una vita come quella gli sarebbe piaciuta davvero. Una vita tra genio e sregolatezza, come quando, alla sua seconda stagione in viola, fu costretto per punizione a saltare la gara contro il Chievo (alla sesta giornata) dopo essersi presentato in ritardo, alla convocazione.
MARADONA - In Spagna a Calle Farìa, a Barcellona, Osvaldo era riuscito a catturare l'attenzione di tutti anche fuori dal campo. Le cronache catalane raccontano di una Mini bianca con cerchioni, tetto e parafanghi azzurri e un'icona stampata sulla fiancata. Quella di Maradona. L'Argentina l'ha messa in un angolo con la convocazione in azzurro, quando non ha perso tempo per rispondere alla Lega indignata di fronte all'ennesima convocazione oriunda. Del resto, lui non guarda mai in faccia nessuno.