Stek: «Io penso solo alla squadra»

07/11/2011 alle 09:36.

IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - La sua parata vale come un gol. Negli spogliatoi del Silvio Piola la considerazione è stata unanime: «Abbiamo vinto la partita in quel momento». Vero. Senza la parata di Stekelenburg, che con la mano ha deviato quel pallone di Meggiorini che se ne andava dritto dritto in porta, Novara-Roma sarebbe stata tutt’altro. Una risposta, quella dell’olandese vice campione del mondo, che ha messo a tacere tutte le critiche che erano state dette - e scritte - sul suo conto



Non che, fin qui, avesse avuto particolari demeriti (male contro lo Slovan in Europa League e in parte a Genova) ma da lui, il cresciuto nell’Ajax e pilastro della nazionale arrivata seconda all’ultimo Mondiale, ci aspettava di più. Ci si aspettava, in sostanza, quello che ha messo in mostra sabato sera: dare sicurezza alla difesa e compiere pochi, ma decisivi, interventi. Lo ha fatto, Maarten. E pure alla grande. La sua partita, come al solito, era iniziata prima dei compagni. Riscaldamento sotto il diluvio (e con Claudia Mori e Celentano come sottofondo musicale, non si sa quale delle due cose fosse peggio..), qualche battuta con Curci e il Nanni, tante uscite provate, sia alte sia basse. E pure una bella parata, su tiro dal limite dell’area di che, infatti, sorride e scuote la testa. Nel primo tempo si limita all’ordinaria (che poi su un terreno così non è poi tanto ordinaria) amministrazione, mentre nel secondo diventa decisivo. Quando, poco prima del gol di Bojan, Meggiorini si invola sulla destra, lascia sul posto Cassetti e si avvia solo soletto verso la porta. Lì, due soluzioni: passare al centro per un compagno o tirare. L’attaccante del Novara decide di volere gloria personale, tira, convinto di far gol facile facile. E invece, sulla sua strada, trova il portierone romanista che si allunga, copre bene lo specchio, e manda il pallone fuori. I compagni se lo abbracciano, in tribuna si tira un sospiro di sollievo. Segnano Bojan e Osvaldo, la Roma vince, Stek esulta nella sua porta. E al fischio finale corre, ancora, verso gli altri giocatori. Che non dimenticano certo quanto fatto qualche minuto prima del vantaggio dello spagnolo. Per questo lo abbracciano, gli danno il "5" e negli spogliatoi lo festeggiano più di tutti. Consapevoli, e non certo da sabato, di avere in squadra una sicurezza.